Incontrare Luis Sequeira è stato un vero piacere anzi, possiamo proprio dirlo, un onore. Non solo perché è un artista taletuoso ed appassionato costume designer ma anche (e soprattutto) perché è una delle persone di piacevoli con le quali parlare, un’anima dolce.
Lo abbiamo incontrato al Soho Hotel a Londra, la sera prima dei Bafta, e abbiamo passato la serata a chiacchierare riguardo le sue più grandi ispirazioni, il suo lavoro e il suo viaggio nel mondo del cinema. È stato nominato ai Bafta e agli Oscar come Miglior Costume Designer in un film per “La Forma dell’Acqua” e il 19 febbraio 2018, ha vinto come miglior Costume Design – Period Film al Costume Designers Guild Awards. Il suo affetto e ammirazione per il regista Guillermo del Toro sono chiare ed evidenti. Con “La Forma dell’Acqua” Luis è riuscito a creare un mondo di perfezione, di colori danzanti e personalità che si possono intravedere attraverso e grazie le sue creazioni: quel cappotto rosso, quelle scarpe o, semplicemente, con quel piccolo dettaglio come un piccolo strappo in una giacca. Forse non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma è proprio quel minuscolo dettaglio che fa la vera differenza. Questo film parla di amore. E Luis Sequeira ci ha raccontato quanto amore è stato messo nel crearlo.
Leggete quindi la nostra intervista per scoprire questa incredibile persona, e per capire tutti i segreti nella realizzazione dei costumi di scena de “La Forma dell’Acqua”.
_
Guardo “Tutti insieme appassionatamente” tutti gli anni, e spero che “La Forma dell’Acqua” diventi quel tipo di film, che la gente non smette mai di rivedere.
_
___________________
Cosa hai provato nel momento in cui hai scoperto di essere stato nominato ai BAFTA e agli Oscar per “La Forma dell’Acqua”? Dov’eri? E qual è stato il tuo primo pensiero?
___________________
Per i BAFTA stavo lavorando sul set di sera, e sono andato a letto, sapevo che le nomination sarebbero state annunciate più o meno la mattina, ma io ho pensato “vado a dormire”: ho messo il telefono vicino a me nella modalità silenzioso e all’improvviso ha fatto brrrrr e ha cominciato a vibrare, così ho guardato e ho visto che ero stato nominato. Per gli Oscar stessa cosa, tutti mi dicevano “verrai nominato… prenderai una nomination” ma la notte prima mi sono detto “ok, stai calmo, non è detto che tu venga nominato” così ho deciso di non guardare il telefono perché era troppo stressante e poi alle 8:30 mi sono svegliato e mentre guardavo l’ora ho pensato “ok forse ora lo accendo”. A quel punto ha iniziato a vibrare e ho capito di essere stato nominato. Ero davvero in estasi e mi sentivo come se stessi fluttuando. Non ricordo cosa ho mangiato, non so come sono riuscito a vestirmi quel giorno…era tutto surreale!
___________________
Quanto il lavoro e la carriera di tua madre hanno influito sulla tua stessa carriera?
___________________
Penso enormemente. Mia madre aveva un atelier a Lisbona e da bambino guardavo il suo portfolio, oltre ai film. Mia madre non ha mai capito il perché sono entrato nel mondo della moda, voleva diventassi un avvocato o un contabile, insomma qualcosa per cui avrei potuto contare su uno stipendio fisso, ma ovviamente c’è l’avevo nel sangue. Per esempio, nell’atelier avevamo perline e lustrini in piccoli tubetti ma a me non piaceva fossero tutti blu o tutti rossi, e decisi di mischiarli insieme e lei mi disse: “Ma dai cosa stai facendo?! Hai fatto un grande pasticcio “. Poi volevo tagliare le gonne per farne dei vestiti per il mio G.I Joe. Quindi, è sempre stata un’influenza nella mia vita.
___________________
Da “Carrie” a “Mean Girl” a oggi con “La Form dell’Acqua”. C’è un genere che ti attrae di più o ti lasci ispirare dal singolo personaggio?
___________________
Mi piacciono tutti i generi; per me ogni progetto porta qualcosa di differente, persino un horror possiede degli aspetti da cui imparare, sia artistici che tecnici. Toronto è famosa per i film horror, infatti diversi film del genere arrivano da lì. Per “Carrie”, ad esempio, ho dovuto ridisegnare il vestito e per me è stato davvero una grossa responsabilità. Come posso disegnare qualcosa che dovrà resistere al tempo e comunque continuare ad essere parte dell’originale? Insomma, si trova una sfida in qualunque lavoro si faccia. Io adoro le epoche storiche, creare un mondo. Ma soprattutto mi piace creare un futuro, perché si deve realizzare un mondo che non è ancora ‘accaduto’.
___________________
Per “La Forma dell’Acqua”, come hai elaborato lo studio della palette di colori?
___________________
Il film all’inizio doveva essere in bianco e nero, così ho tentato di studiare come i vestiti cambiano passando dal colore al bianco e nero. Ero molto affascinato e pensavo potesse uscirne qualcosa di molto figo. Ma poi tutto è tornato a colori, così la produzione di design si è riunita con Guillermo e lui ha creato la palette. Successivamente ho incontrato Guillermo e deciso una palette, dove sono partito da una saturazione al 100%, poi all’ 80%, al 60% fino al 50%; tutto per capire dove posizionarci. Non solo in modo visivo a ciò che stavamo direttamente vedendo, ma nel film stesso. Qualche volta i film hanno dei toni freddi, e a quel punto bisogna pompare il colore, altrimenti tutto sembra piatto. Infatti, Paul D. Austerberry (production designer) aveva i suoi colori, io avevo i miei e dopo esserci consultati siamo arrivati ad una soluzione.
Il film è diviso in diverse tavolozze di colore. Ogni location ha il suo tipo di palette e i personaggi cambiano la loro a seconda di dove vanno. Evoluzione e contesto; quindi 3 cose diverse accadono nello stesso momento.
___________________
Essendo nel periodo della Guerra Fredda, da dove sono partite le tue ricerche per i costumi? Hai avuto altri film come riferimento?
___________________
La ricerca è partita dalle le fotografie: foto di reportage, di moda, cataloghi, foto private da collezione. Ho guardato anche foto di mia mamma, della sua famiglia e persino alcuni membri dello staff hanno portato delle loro foto e così abbiamo creato 4 grandi raccoglitori di foto d’ispirazione, tra cui scienziati, personale di laboratorio e inservienti per farci un’idea generale e da lì ho disegnato immagini specifiche per la maggior parte dei personaggi centrali.
C’erano dei film il cui look piaceva molto a Guillermo. Mi piace guardare i film di quel periodo, di solito non di fantasia, ma normalissimi film dell’epoca.
___________________
Quanto il modo di vestire pensi possa influire la struttura di un personaggio?
___________________
Penso sia fondamentale; credo che l’attore/attrice senta il personaggio che interpreta nel momento stesso in cui indossa il costume di scena. Quando iniziamo a lavorare e a creare quel personaggio, diversi attori si girano verso di me e dicono: “Stiamo scoprendo veramente il personaggio, sono troppo emozionato.” È importante capire che non è il vestito che veste la persona, ma che la persona ha bisogno di indossare il vestito. Quindi noi ‘costruiamo’ molti di questi abiti, partiamo da uno scarabocchio, da cui ricaviamo le forme con cui lavorare.
_
Credo che l’attore/attrice senta il personaggio che interpreta nel momento stesso in cui indossa il costume di scena.
_
___________________
Puoi parlarci delle ricerche riguardo agli abiti di Elisa: qual è la sua evoluzione nel film? E per quanto riguarda Strickland e Giles?
___________________
Elisa si presenta come un personaggio che sta nell’ombra, la sua silhouette è diversa dalle altre donne del film; dato che lei guarda vecchi film, volevo che trasmettesse le emozioni di quel periodo. Non ha molti soldi così ho pensato che comprasse vecchi vestiti dai primi mercatini dell’usato. Inoltre, indossa un’uniforme a lavoro ed è il tipo di persona che ne indossa una anche nella vita reale. Perciò una silhouette davvero semplice, dalle forme e dagli abiti semplici, come il colletto alla Peter Pan.
Poi, più tardi nel film, appena comincia a trovare un po’ di forza, abbiamo cominciato ad aggiungere il rosso, il colore che rappresenta il suo amore per il mostro, il suo coraggio, la sua sicurezza; all’inizio il film mostra lei che guarda le scarpe rosse ed è già qualcosa nella sua testa, ma successivamente il colore passa al cappotto e al cerchietto.
Strickland, invece, è vestito in modo impeccabile, ogni personaggio ha il suo periodo, per intenderci. Insomma, voglio dire che noi tutti indossiamo vestiti che non sono necessariamente ‘di oggi’, ma vestiamo qualcosa che è vecchio di 2/4 anni e poi ci sono persone che si fermano; fermi in un certo momento della loro vita, quando si sentivano al meglio e quindi continuano a vestirsi così. Giles per esempio, ha avuto successo nella metà degli anni ’50, quindi adesso non avendo soldi, ex-alcolista e disoccupato, tutti i suoi vestiti provengono da quel periodo e nella realtà, mentre noi li creavamo, facevamo piccoli buchi e rammendi perché era quello che il personaggio avrebbe fatto; per lui avevamo una specifica palette di colori che non si ispirava al periodo del 1963, ma intorno al 1956-57.
Strickland, invece, è l’uomo del ‘momento’ quindi il suo vestito è moderno; infatti Guillermo voleva che il suo personaggio fosse quasi del futuro, perché è quello che rappresenta. Con lui troviamo 2 palette di colori: quando è a lavoro è molto monocromatico, mentre quando è a casa troviamo ambra ed arancione e tutti quegli altri colori che rappresentano il futuro. Quindi per lui è stato un impeccabile lavoro di sartoria.
___________________
Qual è stata per te la sfida più grande durante “La Forma dell’Acqua”?
___________________
Penso che la sfida più grande sia stato il budget, dato che era poco e quindi dovevamo essere presici, concisi e efficienti. Anche perché per ogni personaggio, volevamo un look iconico. Così ho chiesto diversi favori ai miei sarti, ai miei fornitori con i quali avevo lavorato nel corso dei 3 anni della serie “The Strain” dove spendevamo 1 milione all’anno per i costumi. Ho deciso di dire ai miei amici “Quest’anno abbiamo un budget ristretto, aiutateci.” E loro sono stati davvero cortesi anche perché tutti si sono innamorati del progetto che si è rivelato quasi contagioso, tanto che cominciai a dire ai miei fornitori: “Sarà un film stupendo, pensate al ‘Labirinto del fauno’ o a ‘La spina del Diavolo’ e questo sarà proprio così”. Nessuno si è tirato indietro e ci hanno dato un grande aiuto.
Le uniformi del personale delle pulizie sono completamente pitturate, non si nota, ma lo sono, ci sono verdi che quando li guardi sei tipo “wow” e quando poi li vedi sullo schermo sembrano una specie di vecchia uniforme. Ma penso che questo sia il motivo per cui anche Guillermo le ami. Quelle uniformi erano di 9 colori differenti solo per l’assetto e noi pensavamo, oltre a questi 9 colori, ‘cosa potrebbe andare bene con questa piastrella e questo muro’, e così via.
In una grande produzione dovresti tingere 150 metri di ogni colore, mentre con questa avevamo dei piccoli campioni e quello che dovevamo fare era semplicemente scegliere.
___________________
Cosa ti ha fatto innamorare del film?
___________________
Il film è un “La Bella e della Bestia“, parla degli emarginati che non hanno potere e e della loro emancipazione. È una storia d’amore e ho davvero amato il fatto che i due personaggi che non possono parlare sono proprio quelli che dicono di più. Mentre gli altri personaggi, sebbene parlanti, sono tutti in conflitto durante il loro percorso. Tuttavia, c’è qualcuno, il più piccolo degli scriccioli: (avete presente Sally Hawkins, no?) il personaggio di Elisa è la “cosa” più piccola che ci sia, uno stecchino di donna così forte da convincere tutte le altre persone ad aiutarla e a fare qualcosa per amore.
Quindi per me è una storia d’amore e, soprattutto quando abbiamo iniziato a vedere il set formarsi e quando ho camminato nell’appartamento – voglio vedere i set prima che vengano completati, solo per dare un’occhiata ai colori – ho iniziato a vedere il tutto prender forma, ed ero tipo “wow”.
___________________
Cosa ci puoi raccontare riguardo la scena del ballo?
___________________
La scena del ballo è stata magnifica, l’abbiamo girata in una sola mattina e penso che abbiamo lavorato su quel vestito per 10 settimane, perché parliamo di un abito di alta moda da 10.000$ solo di tessuti. Quindi, quando non si hanno molti soldi, si deve essere in gamba e sicuri delle proprie decisioni.
Camminando sul set capivamo che stavamo facendo qualcosa di incredibilmente bello e, Dan Lausten, il DP, Paul e Shana Vieau (set decorator) sono fantastici e incredibilmente talentuosi.
Ed eravamo tutti uniti da ciò che stavamo facendo.
___________________
E il pubblico lo ha sentito.
___________________
Lo penso anche io. Non so se l’avete notato, ma nei suoi film Guillermo ti prende e ti porta in una storia e tu vivi quel racconto…e poi ti riporta fuori. E troviamo dolore, amore, è una sfida ed un’avventura.
Tutto ciò lui, questa volta, lo fa sott’acqua, cosa che ho trovato assolutamente fantastica: si inizia sott’acqua, poi la storia viene fuori fino a ritornare nuovamente nell’acqua.
Ho visto il film solo due volte e ancora mi fa venire la pelle d’oca, perché penso sia meraviglioso e tutti ci hanno messo amore nel farlo: attori, staff…tutti. Sono stato fortunato ad andare alla proiezione, dove gli addetti ai lavori guardavano il film, e una volta, noi eravamo li a parlare con loro e, certa gente piangeva, altri erano senza parole. È stato davvero commuovente vedere l’impatto che il film ha sulle emozioni delle persone.
___________________
Il tuo abito di scena preferito di “La Forma dell’Acqua”?
___________________
Amo il vestito bianco e nero, è qualcosa di cui vado molto fiero. Penso che nel trailer vietato ai minori, che è uscito molto tardi, quando ormai l’avevate già visto tutti, si possa vedere realmente il punto del film e del personaggio.
Adoro lavorare coi sarti per creare questi completi d’epoca. C’era così tanto materiale che mi ha ispirato. È stata la prima volta che mi è stato possibile costruire così tanto. Si può dire che è stato creato quasi tutto. In “Carrie” ho creato i vestiti di Carrie e della madre, ma per il resto era tutto un andare per negozi a comprare abiti, mentre qui è stato tutto un raccogliere tessuti – avevamo 3000 campioni di tessuti – e volevamo solo prenderli, metterli insieme e fare gli abiti, perfezionarli e, fatto questo, prenderli e farli sembrare vecchi. Abbiamo dovuto farne tanti, alla fine ne avevamo 12 di ognuno perché erano sotto la pioggia. Quindi sì, è stato meraviglioso.
___________________
Quali sono i tuoi progetti futuri?
___________________
In questo momento sto lavorando ad un progetto, chiamato “The Christmas Chronicles”, un film di Natale di Netflix, con Kurt Russel che fa la parte di Babbo Natale, ed è divertente.
Ho un paio di progetti che sto valutando, uno di questi è un iconico film storico di cui non posso parlare, ma che sarebbe un lavoro da sogno, sulla Hollywood degli Anni d’oro.
___________________
Cos’è ti piace di più del “Costume Design”?
___________________
Ho lavorato nella moda, e amavo la moda, ho creato una linea di vestiti, e avevo un negozio, ma trovavo che la moda fosse qualcosa di superficiale, non del tutto artistico, è più una questione economica e commerciale. In più era una vita molto solitaria, lavori da solo, con un piccolo negozio, e quello che amo dei film è la collaborazione, il lavorare insieme.
L’altra cosa che adoro del cinema è che si lascia il segno: guardiamo ora film degli anni ’20 e ’30, non sappiamo chi fossero quelle persone, ma loro hanno lavorato duramente, ci sono i loro nomi lì, è come lasciare la propria influenza artistica sullo schermo, e penso che sia bello ed emozionante.
Guardo “Tutti insieme appassionatamente” tutti gli anni, e spero che “La Forma dell’Acqua” diventi quel tipo di film, che la gente non smette mai di rivedere.
___________________
Riguardo ai costumi, qual è il tuo film italiano preferito?
___________________
“La Dolce Vita”. È un classico stupendo.
Credit Images: The Italian Rêve.
Credits Illustrations and Original Moodboard: Luis Sequeira.
Special thanks to The Soho Hotel.