“Dimmi tutto, dimmi dei tuoi sogni”.
Temporeggio…
“Cosa devo dirti?”.
“Dei tuoi sogni, dimmi quali sono i tuoi sogni!”.
È la notte del mio compleanno, anzi forse è già l’alba del giorno successivo, quando una malinconia lancinante mi coglie alla realizzazione che io a quella richiesta non so proprio come rispondere.
E non è la confusione tipica di quando compi gli anni, con la pioggia di attenzioni anomale che ricevi, il ritmo accelerato di una giornata che speri sempre sia speciale e diversa. È una pagina bianco puro sul tema “desideri e aspirazioni per la vita”.
Non si scherza sui sogni: è un argomento che in molti trattano e che in molti forse non comprendono. Forse tanti al mio posto quella notte non avrebbero saputo rispondere. A me i sogni fanno paura, perché se li visualizzo e fisso nella mente, li nutro e li cresco, mi ci affeziono, e poi alla fine non si realizzano, mi si spezza il cuore irreparabilmente. Resta, tuttavia, la consapevolezza che se invece i sogni diventano realtà, la soddisfazione ripaga l’angoscia del rischio di averli immaginati e di averci creduto. Quello dei sogni, insomma, è un mondo complesso, affascinante tanto quanto spaventoso, e ne siamo attratti proprio per questo e lo rappresentiamo tramite l’arte proprio per questo: per affrontarlo e provare a conoscerlo meglio.
Ma quali sono questi sogni, cosa ci dicono e cosa riflettono?
“Isn’t it too dreamy?” dice Audry Horne nell’iconico siparietto ballato di “Twin Peaks”, abbandonando la realtà e lasciandosi cullare dalle note della “sua danza”, naufraga di un sogno che avremo sempre il dubbio essere invece realtà. Il sogno, d’altra parte, è una forma alterata di realtà, non ancora realizzata ma plausibile al punto che, se non siamo furbi e attenti abbastanza, finiamo per confondere l’uno con l’altra, proprio come di proposito fa il cinema, per esempio.
Ci sono vari tipi di sogni: sogni ad occhi aperti, sogni di terre lontane, sogni che sanno di ricordi, sogni surreali, sogni che sembrano reali, incubi. Ci sono film e serie tv che li rappresentano tutti.
“The Brutalist” – di Brady Corbet
Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia quest’anno, il film racconta la storia di un architetto ungherese, László Toth, e sua moglie Erzsébet, che emigrano negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale con la speranza di costruirsi una vita migliore. Il sogno americano è, qui, protagonista come un’aspirazione idealizzata ma anche come una dura realtà, fatta di sacrifici, compromessi e scontri culturali. Il sogno americano è lucido, ambizioso, ma per molti può rivelarsi un’impresa “brutale” o irraggiungibile, o ben diverso dalle aspettative, dove solo chi resiste alle difficoltà riesce a trovare un posto.
“Mulholland Drive” – di David Lynch
Thriller onirico e psicologico che si muove tra il sogno e la realtà, esplorando identità, memoria e desiderio. Lynch è noto per il suo stile ambiguo e oscuro, e questo film è un capolavoro dell’ambiguità narrativa, con una trama che mescola sogno e realtà, senza che si riescano a capire i confini dell’uno e dell’altra. Un sogno che sembra vero, il genere più pericoloso di sogni, quelli che ti confondono ammaliandoti. Il sogno di David Lynch, in altre parole.
“Il posto delle fragole” – di Ingmar Bergman
Questo film usa il sogno per esplorare il viaggio interiore del protagonista, Isak Borg, un anziano professore che affronta un’intensa riflessione sulla propria vita. Attraverso una serie di sogni e visioni, Borg si confronta con i suoi ricordi, i rimpianti e la sua paura della morte. I sogni, spesso con elementi surreali e simbolici, rivelano il suo isolamento emotivo e la distanza dagli affetti, portandolo a un progressivo risveglio morale e a una presa di coscienza. Bergman usa quindi il sogno come strumento per rappresentare l’introspezione e il conflitto tra passato e presente del protagonista.
“Il labirinto del fauno” – di Guillermo del Toro
Anche se non tratta direttamente il sogno, il film usa il fantastico come una fuga dalla realtà. La giovane protagonista utilizza un mondo magico per evadere dalla violenza della guerra. Una fuga onirica, una via di salvezza psicologica per resistere alla violenza del mondo adulto. La dimensione del sogno, quindi, diventa un luogo di crescita e resistenza interiore, contrapponendosi alla crudeltà della realtà.
“Alice nel Paese delle Meraviglie” – di Clyde Geronimi, Hamilton Luske, Wilfred Jackson
Un classico dell’animazione tratto dal romanzo di Lewis Carroll, che racconta le avventure di Alice in un mondo surreale e onirico. Il film affronta il tema del sogno rappresentando una dimensione senza regole, dove tutto è possibile e la logica ordinaria viene sovvertita. Il viaggio di Alice riflette la libertà e l’imprevedibilità dei sogni, in cui il subconscio esplora desideri, paure e stranezze senza i limiti imposti dalla realtà.
“Westworld” (2016–2022) – creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy
Anche se non riguarda direttamente i sogni, questa serie esplora temi di coscienza e realtà simulata, simili a quelli del sogno lucido. I robot iniziano a mettere in dubbio la realtà, come se fosse un sogno da cui risvegliarsi. Questi infatti vivono in un mondo costruito artificialmente, ma percepito come reale da loro e dagli umani che li usano per soddisfare i propri desideri. Per i robot, i ricordi frammentati delle loro “vite” precedenti, che tornano come visioni o “sogni”, sono momenti di crisi e risveglio. Questo tema del sogno diventa una metafora per il loro percorso verso la coscienza: i “sogni” rappresentano la rottura con la programmazione e l’inizio della consapevolezza, spingendoli a mettere in discussione la propria realtà e la propria identità.
“Black Mirror” – Episodio “Playtest” (Stagione 3, Episodio 2)
Ogni episodio di questa serie tratta un tema diverso: in Playtest un uomo diventa parte di un’esperienza di realtà virtuale che sfuma il confine tra il reale e l’immaginario, creando una condizione simile a quella di un incubo o di un sogno ad occhi aperti. Il protagonista, Cooper, si presta a testare un videogioco horror che interagisce con la sua mente, facendo emergere incubi e paure personali come se fossero reali. Il confine tra realtà e allucinazione diventa indistinguibile, simile a uno stato onirico dove ogni cosa è manipolata dai suoi stessi ricordi e paure. Come in un incubo, Cooper non può svegliarsi fino alla fine, e l’episodio si conclude con una rivelazione scioccante che amplifica il senso di terrore e smarrimento, tipico di un sogno finito male.
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