Di storie il cinema ne ha raccontate a volontà, ma con “Lion – La strada verso casa” ha raggiunto l’Olimpo della narrazione trattando temi così delicati quali l’adozione e la ricerca delle proprie origini.
“Lion – La strada verso casa”, per la regia di Garth Davis, racconta la vera storia di Saroo, un bambino indiano che, per una serie di circostanze che parlano di povertà e sfruttamento, si smarrisce e, una volta adulto e adottato, desidera ritrovare le sue origini.
Non solo commovente e toccante, di una capacità introspettiva di alto livello, ma anche una fotografia (quella di Greig Fraser) stupefacente e di una intensità senza eguali. Lo scambio di sguardi tra il piccolo protagonista Saroo e uno dei bambini orfani nei corridoi della metropolitana di Calcutta è, in tal senso, esemplare.
Il film, uscito nelle sale italiane il 22 dicembre, ha già ottenuto il 2° posto al Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival,
una decina di riconoscimenti e 4 nomination ai Golden Globes, come Miglior Film, Miglior attore protagonista (Dev Patel),
Miglior attrice non protagonista (Nicole Kidman) e Miglior colonna sonora (Dustin O’Halloran & Hauschka).
India Vs Australia. Due mondi, due scenari, due vite per la stessa persona, Saroo, interpretato da un magistrale Dev Patel, già conosciuto per il ruolo di protagonista nel film del 2008 “The Millionaire” di Danny Boyle e, nel ruolo di bambino, da un profondo Sunny Pawar,alla sua prima esperienza sul grande schermo.
La pellicola nella prima parte, quella relativa all’infanzia di Saroo in India, è dura, schietta: parla di abusi e mercificazione dei bambini senza dover ricorrere a immagini violente. È, per la sua onestà e intensità, la più bella e coinvolgente.
La seconda, girata in Australia, è più “liscia” e immaginabile, funziona meno in fatto di pathos, ma è comunque interessante a livello di linguaggio cinematografico.
Spunti di riflessione non mancano, come non mancano attori bravissimi, calati completamente nel ruolo con effetto e vigore.
“Questo è forse il progetto cui mi sento più legato – ha dichiarato Dev Patel in un’intervista apparsa su repubblica.it -. È un personaggio con un viaggio che rispecchia quello di un giovane indiano britannico come me. Crescendo ho passato tanto tempo cercando di scrollarmi di dosso la mia eredità culturale per inserirmi: non volevo emergere. E poi sono andato in India con Danny Boyle per girare “The millionaire”. Era la prima volta che ci andavo da giovane adulto e mi si è accesa una lampadina, e tutti quei cliché che mi ero costruito nella mente si sono dispersi immediatamente.
Da allora sono tornato per girare cinque film e la mia con l’India è stata una grande storia d’amore. Saroo è un po’ così, è un giovane che sopprime parte della sua storia per inserirsi. Cerca di annullare il peso che sente dentro di sé”.