Ci voleva Winston Churchill per convincere la Academy a dare un Oscar a Gary Oldman.
Ed ecco la nostra review del film miracoloso, “Darkest Hour – L’ora più buia”.
Titolo
Darkest Hour – L’ora più buia
Dietro e davanti alla cinepresa
Dopo aver fatto sognare con pellicole come “Orgoglio e pregiudizio” e “Pan – Viaggio sull’isola che non c’è”, Joe Wright punta su uno dei personaggi storici più amati dal popolo inglese e più ammirati dal mondo intero: Winston Churchill. Per interpretare l’abile politico è stato scelto Gary Oldman, il grande attore inglese sempre fin troppo sottovalutato, che, trasformato dalla magia della squadra di truccatori di Kazuhiro Tsuji, ha portato sullo schermo uno dei migliori Churchill del cinema.
Dopo il trionfo ai BAFTA e a tutti gli altri awards, gli Oscar a Oldman e a Tsuji sono arrivati senza alcuna sorpresa, meritati come poche volte nella storia degli Academy Awards.
Chi scrive
In “Darkest Hour – L’ora più buia” viene presentato un Churchill alle prese con uno dei suoi momenti più difficili da affrontare, mostrando la sua parte interiore e intima in contrasto alla sua forza e prepotenza pubblica.
A sostenere il difficile compito di gestire le due facce di una medaglia così complessa troviamo Anthony McCarten, lo sceneggiatore de “La teoria del tutto” alle prese ora con “Bohemian Rhapsody”, il film su Freddie Mercury.
Un maestro del biopic quindi, che dimostra continuamente di saper far uscire le parti più intime dei personaggi senza perdere lo spessore storico e biografico.
Cosa c’è da sapere (NO SPOILER)
In pochi avevano riconosciuto sin da subito il volto mostruoso di Hitler, inizialmente era stato considerato una meteora politica comoda per risanare una nazione fin troppo burrascosa. Tra questi c’era lui, Winston Churchill, il Mastino degli Alleati, colui che mai si è dato per vinto e ha sempre cercato la luce in uno dei momenti più bui del mondo intero.
E il momento più buio per Churchill è stato proprio all’inizio del suo primo mandato da Primo Ministro, nel 1940, quando si ritrovò a dover convincere il governo a non accettare per nessun motivo un accordo con la Germania nazista.
Qui inizia il film, dalle dimissioni di Chamberlain all’entrata effettiva in guerra del Regno Unito subito dopo l’Operazione Dynamo, ovvero l’evacuazione delle truppe britanniche dalle spiagge di Dunkirk. In un certo senso “Darkest Hour – L’ora più biua” è il dietro le quinte storico della vicenda raccontata dal punto di vista della spiaggia da Christopher Nolan in “Dunkirk”.
Di cosa avrete bisogno
Un piccolo ripasso preventivo di storia può aiutare a non soffrire troppo nei momenti di suspense gestita meravigliosamente dalle musiche di Dario Marianelli (premio Oscar per “Espiazione”, e storico collaboratore di Joe Wright) unite all’espressività di Gary Oldman che anche sotto il pesante trucco riesce ad emergere pienamente.
Se siete fumatori, avrete bisogno anche di molta forza di volontà visto che oltre alla tensione della trama si aggiunge l’onnipresente sigaro di Churchill che farà venire voglia di tabacco anche ai più incalliti salutisti.
Cosa dicono
Proprio a riguardo del sigaro, Gary Oldman ha rivelato durante una puntata del Graham Norton Show che durante le riprese ha dovuto fumare praticamente 12 sigari al giorno, £30,000 di sigari in tutto, rimanendo addirittura vittima di avvelenamento da nicotina.
Il sigaro e i tipici oggetti che da sempre caratterizzano Churchill non bastano però per dare una buona interpretazione del Primo Ministro, ed è lì che entra in gioco la vera bravura dell’attore. Interpretare un personaggio storico è più difficile dovendo avere ovviamente un margine di paragone, ma interpretare un personaggio del genere già portato sullo schermo da alcuni degli attori migliori di sempre sembra impossibile.
Tra questi troviamo Robert Hardy, uno dei Churchill più apprezzati con la sua versione in “Winston Churchill: The Wilderness Years”, che nella sua ultima intervista pubblicata dal Daily Mail ha detto: “Da quello che ho visto e sentito, l’interpretazione di Oldman è molto più convincente di alcune più recenti. Sicuramente assomiglia molto, si è sottoposto ad una notevole trasformazione. Ma non è solo il suo aspetto, è riuscito a cogliere l’essenza dell’uomo”.
Sicuramente Hardy non avrebbe mai inserito fra le “scadenti” interpretazioni più recenti quella di John Lithgow per la serie Netflix “The Crown”, il quale durante un’intervista al Late Show with Stephen Colbert ha raccontato di aver avuto un fitto scambio di mail con Goldman prima e dopo la serata dei Golden Globe, rivelando di avere dei nomi in codice: “Mi chiama 54, perché ho interpretato il Churchill del 1954, mentre lui quello del ’40, quindi mi scriveva tipo “Ciao, sono 40, come va 54?””.
Un’ultima cosa…
Della bravura di Gary Oldman si è già parlato abbastanza, ma, per quanto sia indubbiamente uno dei migliori attori della sua generazione, il suo Churchill non sarebbe mai stato così perfetto senza il magico trucco della squadra di Kazuhiro Tsuji.
Kazuhiro ha dimostrato ancora una volta la propria bravura, tornando su un set cinematografico solo per Oldman.
Dopo la traumatica esperienza avuta col Grinch, di cui ci ha parlato anche durante la nostra intervista, Tsuji aveva deciso di non lavorare più per i film, ma dopo anni Oldman lo ha convinto a tornare, ponendo come unica condizione per accettare il lavoro la presenza dell’artista giapponese.
Dopo averci pensato per una settimana intera Kazuhiro ha fortunatamente accettato, regalandoci l’ennesimo trucco meraviglioso e conquistando il suo primo Oscar.
Voto