“The time is now, the day is here”.
E già se questa quote non l’avete colta, allora questo articolo fa per voi.
Parliamo di un un argomento a me molto caro perché più che essere una mia passione, è un vero e proprio tratto della mia personalità: il genere musical. E, prima che a qualcuno possa venire il dubbio: non so cantare, non so ballare, non so suonare alcun strumento, non ho parenti e/o amici che lavorano nel mondo dello spettacolo. Ma allora, come mai un genere così specifico e apparentemente lontano è per me così importante, e come mai ci tengo a dimostrarne il valore nella speranza di avvicinare altri a questa nobile arte? Facciamo un doveroso passo indietro, considerando che sto scrivendo questo pezzo mentre ascolta il concept album “Epic: The Musical”.
I musical: cronaca di una storia personale
Come già accennato, non ho una famiglia appassionata di musical, ma c’è un film che piace moltissimo a tutti noi, ovvero, “Grease”. È uno di quei film che ho sempre visto in casa e che sì, crescendo mi piaceva, ma nulla di esagerato. Piuttosto, se devo pensare ad un legame con film musicali, penso alla mia grande passione per la Disney. Il punto di svolta è stato nel 2016, quando avevo già 21 anni e, parlando del più e del meno con delle mie amiche durante un viaggio a Londra, si sono menzionati i musical Wicked e Les Miserables, con le mie due amiche che ne canticchiavano le canzoni. No cosa sia scattato in quei giorni esattamente, ma quando sono tornata a casa non ero più la stessa persona: nel giro di poco tempo, ho guardato quanti più film musical possibili, ho creato una playlist quasi esclusivamente dedicata ai musical (tutt’ora in aggiornamento) e sono diventata ossessionata da tutte le notizie inerenti a film di questo genere e produzioni di Broadway, del West End, Italiane e non solo (i miei algoritmi social ne sono una prova). Neanche a dirlo, ho visto dal vivo tutti i miei musical preferiti e continuo a chiedere ad amici e parenti di regalarmi per Natale/compleanno i biglietti per andare a vederne sempre di nuovi quando possibili. Ho una top 3 di preferenze che non cambia da anni (Les Miserables, Hamilton ed Hadestown), riguardo “Mamma Mia!” religiosamente, venero una trinità formata da Aaron Tveit, Ramin Karimloo e Lin-Manuel Miranda, ho visto “Notre-Dame De Paris” sei volte e ogni anno mi impongo di andare a vedere qualcosa di nuovo (per il 2024 ho i biglietti per Six, Wicked e il tour internazionale di Les Miserables a Milano), nel mio Spotify Wrapped ci sono sempre in top 3 canzoni di musical e ho un ripiano della mia libreria dove costudisco religiosamente i playbill e gadget di ogni musical a cui assisto.
Come sono passata quindi da un estremo all’altro? Una risposta certa non so ancora darmela, ma sono certa che quel che mi piace è la sensazione di spensieratezza che questo genere mi trasmette (anche se la maggior parte delle trame che mi piacciono poi hanno sviluppi tragici), i ritmi catchy delle colonne sonore, la bellezza delle scenografie/costumi, la bravura degli ensemble, le storie che hanno portato ad un determinato titolo e il fascino di certi interpreti. Mi piace, insomma, la ricchezza di emozioni che associo a questo genere. Sono quell’amica del gruppo che propone sempre di andare a vedere film musical, che ne parla con forte entusiasmo anche se ho pochissimi appigli diretti che ricambiano anche solo in piccola parte questa mia passione e che sogna di poter andare a Broadway o nel West End ogni volta che annunciano una nuova produzione/revival interessante. Penso che la passione per i musical sia equiparabile alla mia grande passione per i libri: entrambi sono mezzi utili per “evadere” dalla realtà, per distrarmi, rilassarmi e per aiutarmi a ritrovare me stessa quando mi sento persa.
I musical: commento su un “non mi piacciono” particolarmente diffuso
Ho sentito addirittura più di un “ODIO i musical”, quando l’odio mi sembra un sentimento particolarmente forte (soprattutto verso una cosa così “leggera”). Che un genere di intrattenimento non piaccia, è più che lecito e non è mia intenzione discutere i gusti personali o imporre un cambio di gusto a nessuno. Ma da qui ad avere campagne di film di recente uscita (penso a Wonka o Mean Girls) che quasi neanche fanno capire nei trailer italiani che si tratta di un musical, mi sembra che nel mezzo ci sia margine di miglioramento: un musical, infatti, non è per forza lungo o pesante. Anzi, nel suo essere spensierato e nello sfruttare le canzoni per trasmettere messaggi ed attrarre audience diverse (come i bambini), rappresenta una forma di svago accessibile a tutti, ed è proprio questo il punto di forza. Al di fuori di storie che possono essere tanto specifiche o “importanti” (come Les Miserables, nonostante i numerosi Oscar vinti), i musical possono essere uno strumento valido per rimarcare il valore delle emozioni (“Here’s to the fools who Dream?” di La La Land vi dice qualcosa?), promuovere messaggi sociali e di inclusione (vedi “Il Colore Viola”) o semplicemente, divertire e regalare degli attimi di spensieratezza (chi non ha ballato sulle note di Mamma Mia!, mente).
Inoltre, rappresentano delle prove tecniche che registi e attori sfruttano per testare le loro abilità o scoprirne di altre (penso a Ewan McGregor e Nicole Kidman in Moulin Rouge!, Catherine Zeta Jones in Chicago, Andrew Garfield in Tik, Tik, Boom! o Steven Spielberg come regista dell’acclamato remake di West Side Story di un paio di anni fa – no, quel disastroso adattamento cinematografico recente di Cats non merita neanche un commento). E ancora, sono un mezzo per permetterci di scoprire nuovi talenti (penso ad esempio ad Mike Fast – ora al cinema con Challengers, a Lin-Manuel Miranda – non che fosse esattamente sconosciuto ecco, o Ariana De Bose). Senza contare il fatto che numerosi voce amate dei doppiaggi animati sono proprio esponenti del mondo musical (solo per citarne uno recente, la voce di Lucifer in Hazbin Hotel? È di Jeremy Jordan, iconico nel suo ruolo in Newsies e ora in scena a Broadway con il musical dedicato al Grande Gatsby).
Sicuramente non è un genere realistico (perchè nessuno interrompe quello che sta facendo per cantare i propri sentimenti), ma il musical è una forma di trascrizione di emozioni e narrative affascinante, creativa e coinvolgente che permette di andare oltre e di vivere un momento di distrazione senza eguali, con una storia di tutto rispetto alle spalle (The Sound Of Music, My Fair Lady e A Star Is Born sono solo alcune delle punte di diamante storiche di questo genere) e una profondità oltre alle apparenti “stupide” canzoni e motivetti capaci di sorprendere sempre, indipendentemente dall’età e dal contesto.
I musical: guida per dare una prima o nuova chance al genere
Il mio modesto consiglio personale è quello di dare una chance ad alcuni film musical che sono considerati dei bei film proprio, indipendentemente dal genere: per iniziare poi, meglio optare con titoli che hanno meno canzoni, per “testare” la propria tollerabilità, andando via via ad incrementare il quantitativo di canzoni presenti in un titolo selezionato. Sui vari siti di streaming, c’è l’imbarazzo della scelta (Matilda, The Greatest Showman, Jesus Christ Superstar, Pitch Perfect…)!
Altro suggerimento, non iniziate dai mattoni a sfondo storico ma da delle storie più attuali e coinvolgenti, lasciandovi magari ispirare anche da quelle proposte che hanno vinto dei premi durante le Award Season. Il tutto, rigorosamente, in lingua (quando non si tratta di una produzione italiana), per poter assaporare e vivere a pieno la magia di una storia/testi.
Date una chance poi alle produzioni teatrali: non serve andare a Londra o New York, perchè infatti i tour internazionali spesso toccano il suolo italiano o, in alternativa, vantiamo di alcune compagnie veramente valide per le proposte che portano in scena, oltre che di produzioni “casalinghe” degne di nota. Certo poi, andare a vivere il mondo dei musical direttamente a Broadway o nel West End, è un’esperienza estremamente consigliata, soprattutto per le scenografie e per le produzioni più importanti (come il Fantasma dell’Opera o The Lion King)! Inoltre, quando si tratta di determinati musical, si può anche leggere i libri per immergersi ancora di più in un’ambientazione specifica: oltre ai classici titoli, possiamo trovare, ad esempio, Wicked, scritto da Gregory Maguire e ora edito da Mondadori in un’edizione celebrativa del film in uscita a Novembre (e sì, se ve lo steste chiedendo, non attendo altro!).
Insomma, tra motivetti orecchiabili, storie indimenticabili spesso ispirate alla storia o alla cultura generale, personaggi con cui è facile immedesimarsi, coreografie ammirevoli, costumi e ambientazioni ricche di dettagli, i musical più che un genere sono un vero e proprio bacino di emozioni, che ci fanno battere il cuore a ritmo e che riempiono l’anima di meraviglia.
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