L’anno scorso, in occasione della 74esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, abbiamo incontrato Mark Cousins, che era giurato della sezione “Orizzonti”. Mark è una di quelle persone di cui ci si ricorda, a cui vorresti fare una telefonata per fare delle domande o per parlare di tutto ciò che ti passa per la mente, soprattutto se in ambito cinematografico ed artistico. Quindi quest’anno, nella stessa location ma per ragioni diverse, lo abbiamo intervistato di nuovo e più a lungo, visto che Mark ha presentato durante questa edizione “Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema”. Sedici ore di viaggio nel cinema: la lezione di cinema che tutti dovrebbero frequentare.
Perché il nome “Women Make Film”? Non è un film sulle donne ma è un film che racconta del cinema fatto dalle donne. Con la voce narrante di Tilda Swinton (e di altre grandi come Jane Fonda), il film introduce il concetto di cinema sessista per omissione: c’è spazio per tutti, o così dovrebbe essere per lo meno; eppure quando si parla di grandi registi nessuno nomina delle donne, che lo facciano di proposito? Probabilmente no, semplicemente non ne conoscono.
Diviso in 40 capitoli, il film parla degli “opening”, delle “introduzioni ai personaggi”, della “credibilità”, ecc… Tutte le clip utilizzate per spiegare le diverse sezioni sono prese da film diretti da donne, tra le quali troviamo Kira Muratova, Moufida Tlatli, Larisa Shepitko, Kinuyo Tanaka.
Grazie quindi Mark per la tua straordinaria lezione di cinema e per averci fatto scoprire queste incredibili registe donne provenienti da tutto il mondo.
“…ma se credi davvero che ci siano delle grandi registe donne di cui non si sente parlare allora non devi fare altro che insistere per trovarle”.
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Ci siamo incontrati lo scorso anno quando eri un giurato e già allora ci parlavi di “Women Make Film: A New Road Movie Through Cinema”. Come ti senti ad essere tornato qui?
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Una prima internazionale spaventa sempre ma non potrei pensare ad un posto migliore di Venezia per la premiere del mio film.
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Ci sono voluti 10 anni per realizzare questo film, tutto questo tempo è dovuto al carico di lavoro o alla difficoltà di reperire materiale?
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Forse ci ho messo anche più di 10 anni date le mie ricerche personali, mentre l’editing effettivo ha richiesto circa 4 anni. Sapete cos’è stato difficile? Quando non sai cosa stai cercando, quando pensi: “Ci sono là fuori delle brave registe donne provenienti dalla Bulgaria?”. Non conosci i nomi, ma sai di dover cercare qualcosa. È rischioso, è difficile, è una sorta di giallo investigativo, ma se credi davvero che ci siano delle grandi registe donne di cui non si sente parlare allora non devi fare altro che insistere per trovarle. È facile dire: “Non conosco registe Rumene, quindi non ce ne deve essere nessuna”, perché è una conclusione errata, ecco perché è difficile trovare questi grandi talenti, perché sono stati seppelliti sotto diversi strati di storia cinematografica.
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Sono rimasta colpita in particolar modo da quell’opening, dove si vede una donna e dietro in prospettiva ci sono altre due donne, e una di queste in realtà è la donna in primo piano…
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Kira Muratova, una delle più grandi registe di sempre. È normale per lei, le sue carrellate sono tanto impressionanti quanto quelle di Scorsese, e la sua mise-en-scene è tanto complessa quanto quella di qualsiasi altro regista. Una scena stupenda, perché questa scena però non è considerata tra le migliori della Storia? Perché lo è effettivamente.
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Sono rimasta subito affascinata, mi sono chiesta perché non avessi mai sentito parlare di lei prima.
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Ci sono molte clip tratte dai lavori di Kira Muratova, ritorna in diversi capitoli.
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Il primo capitolo riguarda gli opening di un film, ma qual è il tuo preferito di sempre?
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Come avete visto nel mio film, parlo di aperture larghe, medie e vicine, quelle classiche, ma personalmente ritengo che un’apertura da vicino sia stupenda, mi piace particolarmente, quindi direi quella di Moufida Tlatli, regista Tunisina, nel suo film “Les Silences du Palais”. Tutto inizia con il suo viso, lei sta cantando, ma non sappiamo dove, capiamo che è triste, c’è qualcosa dietro alla sua intensità, non sappiamo chi sia, non sappiamo dove sia, non sappiamo niente ma siamo immediatamente catapultati nell’esperienza umana. Poi l’inquadratura si allarga e capiamo che lei si trova a un matrimonio circondata da persone che non la stanno ascoltando. È un modo strano di iniziare un film, ma l’ho amato.
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All’inizio del tuo film Tilda dice: “Il cinema è sessista per omissione”. Qual è uno degli elementi più sessisti della storia del cinema che hai ritrovato editando e girando il film?
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Il motivo per cui dico “per omissione” non è perché voglio dire agli storici di film: “Sapevate di queste donne ma le avete lasciate fuori dalla storia cinematografica di proposito”. Non li sto accusando di sessismo razionale, nonostante anche questo ci sia, penso che molti uomini si identifichino solo con altri uomini e per questo motivo lasciano fuori le donne, e questo è sessismo, va chiamato così. Anche se non hanno lasciato fuori le donne dalla storia del cinema di proposito lo hanno fatto comunque, ed è pure peggio. Ricordo di aver assistito di recente a una retrospettiva sul cinema Polacco e non era citata una singola regista Polacca, nonostante ci siano Wanda Jakubowska, Dorota Kędzierzawska e Agnieszka Holland. Credo sia imperdonabile onestamente, è piuttosto diretto usare la parola sessista, ma come recita un detto inglese: “Chiamiamo le cose con il loro nome”. Questo è sessismo, e dobbiamo chiamarlo così.
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Che significato ha questo progetto per te? Come descriveresti il percorso dietro alla realizzazione di questo film?
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Tutte le persone forti della mia infanzia sono donne: mia mamma, le mie zie, le suore della mia scuola in convento, tutte donne. Conosco molte donne forti. Per rispondere in maniera personale, a scuola ero bullizzato e picchiato dai ragazzi, quindi già durante la mia infanzia vedevo donne forti da una parte e uomini brutalmente spaventosi o aggressivi dall’altra, e quindi, in modo molto naturale, mi identificavo con le donne, soprattutto con le donne del cinema o artiste, quindi mi sembrava ovvio cercare di fare qualcosa in loro onore. Il sessismo è una sorta di bullismo, tipo: “Vai via, non abbiamo bisogno della tua voce, questo è un mondo per uomini!”.
“Il sessismo è una sorta di bullismo”
Come ho detto alla proiezione, ho puntato lo schermo e ho esclamato: “Questo è un luogo androgino, non dovrebbe essere regnato dagli uomini”. Penso che ciò che appassioni me e Tilda Swinton in particolar modo è quando si dice: “Gli stereotipi di genere non sono applicati”, perché imprigionano sia gli uomini che le donne. Diciamo “le donne devono essere femminili” o sentiamo persone dire ad esempio: “Kathryn Bigelow fa film come un uomo” ed è una cosa disgustosa da sentire; le donne possono fare film di qualsiasi genere, inclusi film di Guerra o di violenza. Come osiamo dire a Kathryn Bigelow “Non sei una vera regista donna”, è spregevole. E lo stesso vale per gli uomini, diciamo che Almodóvar o Douglas Sirk fanno i film come una donna. È un affronto. Almodóvar è un uomo, si è gay, ma è pur sempre un uomo, quindi non possiamo forzare gli stereotipi sulle persone. Nel lavoro di Tilda Swinton potete vedere qualcosa di androgino, e anche nel mio, e questo è il motivo per cui siamo così legati alla totale libertà che c’è sullo schermo. I film sono per tutti i sessi, per tutti i generi e per nessuno.
“…ho puntato lo schermo e ho esclamato: ‘Questo è un luogo androgino, non dovrebbe essere regnato dagli uomini’”.
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Perché hai scelto Tilda come voce del film?
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Per la sua credibilità: pensate ai registi con i quali ha scelto di lavorare, ha una grande credibilità nel mondo del cinema, è appassionata e penso che abbia pure una bellissima voce.
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Si decisamente! Quando l’abbiamo sentita pronunciare le prime frasi abbiamo pensato la stessa cosa.
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Ed è così chiara. La seconda voce è quella di Jane Fonda. È incredibile. Ero così emozionato all’idea di lavorare con lei, Fonda ha amato il progetto fin da subito e mi ha detto: “Sono così onorata di farne parte” e poi ci sono altre 4\5 donne straordinarie, non posso nominarle ma davvero, abbiamo utilizzato le voci più credibili di donne del cinema provenienti da tutto il mondo.
Kira Muratova
Alice Guy-Blaché
Larisa Sheptiko
Malvina Urseanu
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Qual è stata la miglior scoperta che hai fatto girando questo film? Conoscevi già tutte le registe citate?
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No, non conoscevo ad esempio la regista rumena Malvina Urseanu, è quella della clip con il ragazzo seduto in una barca e che mentre la camera si muove all’improvviso compare la donna. La paragono a Ingmar Berman, c’è una certa melanconia nel suo lavoro (quel film parla di un architetto che muore di cancro), ma le sue carrellate con le lenti a focale lunga, non sono stabilizzate e lei lo fa costantemente intorno ai suoi personaggi, piombando su di loro. È uno stile visivo molto distintivo ed è stata una vera scoperta per me, non la conoscevo, l’ho scoperta grazie all’ambasciata rumena a Londra, che mi ha chiesto: “Faresti un capitolo sul cinema Rumeno?” e io: “Si, chi sono le vostre grandi registe donne?”. E così facendo, l’ho conosciuta.
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Il film è diviso in 40 capitoli, come un libro di storia…
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Si, l’ho pensato come un libro di raccolte dove ogni capitolo rappresenta una piccola storia.
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Perché hai deciso di strutturarlo così?
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È un film molto lungo, ho voluto raccontare una serie di storie brevi riguardanti fatti pratici, trattando queste donne come registe e artiste, non come un simbolo sessista; parlare del loro lavoro, ecco cosa volevo fare: parlare di loro. E poi ho amato l’idea di far loro delle semplici domande: guardiamo in camera e parliamo di come si inquadra un soggetto, di come si fa una carrellata, domande semplici. Ho pensato quindi che ogni capitolo dovesse essere intorno ai 20 minuti e ho seguito quest’idea. È stato divertente da realizzare e le persone possono guardarlo in molti modi diversi, al cinema, in tv, in DVD, possono vederne un capitolo solo, come dieci…
“…ho voluto raccontare una serie di storie brevi riguardanti fatti pratici, trattando queste donne come registe e artiste, non come un simbolo sessista; parlare del loro lavoro, ecco cosa volevo fare: parlare di loro”.
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Infatti ci siamo dette: “Vorremmo guardarlo al computer per poter prendere appunti”.
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Realizzeremo un sito dove saranno citati tutti i film. Poi non racconto troppo della vita di queste donne, voglio che il film sia incentrato sul loro lavoro ma immagino che le persone vogliano conoscere di più su di loro. Quindi sul nostro sito metteremo tutte le biografie, ci saranno tutte le informazioni possibili ed immaginabili. È in arrivo, lo giuro. Abbiamo finito questo film una settimana fa, anche se non è ancora esattamente finito (certi sottotitoli sono ancora sbagliati), quindi le informazioni arriveranno prossimamente. Speriamo che le persone guardandolo pensino: “Ehi sembra interessante” e che mentre lo guardano a casa lo metteranno in pausa per andare a scoprire di più sulla persona in questione e sul suo lavoro.
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Per curiosità, come sono state scelte le scene realizzate per strada e inserite tra i vari capitoli?
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All’inizio vediamo Tilda Swinton nella sua macchina, poi per 16 ore abbiamo delle scene girate per le strade di tutto il mondo che ho raccolto negli anni. Se sono in Giappone filmo, se sono in America filmo, quindi ci sono tantissime scene. Il senso di guidare intorno al mondo, volevo dare una sorta di internazionalità, poi quando il viaggio finisce 16 ore dopo ci troviamo…Vi dico dove? Volete saperlo?
Si!
Allora usciamo dalla macchina, la camera inquadra il terreno e dell’erba, dove scorgiamo un fiore, e subito dopo il fiore c’è la tomba di Alice Guy-Blaché, la prima produttrice e regista di sempre. Quindi chiudiamo con un fiore per Alice Guy-Blaché. È come se avessimo girato intorno al mondo per poi concludere su un singolo fiore.
È bellissimo.
Non l’ho detto a nessuno prima, siete i primi.
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Secondo la tua opinione, chi sono le donne che stanno cambiando l’industria al momento?
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Mi piace parlare più del mezzo che dell’industria, ci sono persone dell’industria che stano facendo un ottimo lavoro con vari film ma in termini di donne oggi penso che Alba Rohrwacher sia meravigliosa.
Si assolutamente, non vedo l’ora di vedere il suo ultimo film…
Non l’ho ancora visto neanche io, ma credo sia bravissima e penso che anche “Le Meraviglie” lo sia, è fantastica. “Zama” di Lucrecia Martel è bellissimo, l’ho amato. Ho appena visto la versione preliminare del nuovo film di Mania Akbari che parla del suo cancro, dove la vediamo sottoporsi a una doppia mastectomia. Molte donne realizzano delle grandi cose. Alcuni paesi tuttavia…siamo onesti, l’Italia potrebbe fare di più, non è stata proprio il massimo nel campo per le donne, mentre altri paesi come Iran, Svezia, Finlandia e Danimarca danno vita a bei risultati. Ma l’Italia, che ha fatto la storia del cinema, non è stata equa nel dare le giuste opportunità alle donne.
Quando ci siamo sedute ieri abbiamo constatato come non ci siano molte registe Italiane…
Mi piace Liliana Cavani e certi suoi lavori come “I Cannibali”. E Lina Wertmüller, mi piacciono alcuni suoi film, non tutti sfortunatamente, e poi Alice Rohrwacher e altre ancora ma non sono abbastanza. L’Italia dovrebbe farsi qualche domanda, penso sia una questione culturale in un certo senso, c’è molto maschilismo in questa cultura che non aiuta. Il Messico è uguale, quindi si può dare la colpa all’industria cinematografica ma anche alla cultura in senso più ampio.
“Forough
Farrokhzad”
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Se potessi andare a cena con tre registe del passato o del presente, chi sceglieresti e perché?
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La mia prima scelta è Larisa Shepitko, che ha girato “L’ascesa”, in concorso a questo Festival come miglior film restaurato, un film stupendo. È morta tragicamente in un incidente d’auto quando era troppo giovane, le persone dicono che fosse un’ottima compagnia. Poi sceglierei Alice Guy-Blaché perché voglio chiederle come ha fatto a lavorare in uno studio cinematografico nel 1908. Come è potuto succedere? È pazzesco. E infine direi Kinuyo Tanaka per la sua carriera: una delle più famose attrici in Giappone, che ha iniziato a fare cinema a 16 anni, una grande stella del cinema voluta da tutti i registi e che è stata diretta da maestri come Mizoguchi, Ozu, Kurosawa, che a 44 anni dice: “Fanculo, divento regista”, quando prima di lei c’era stata solo un’altra regista che aveva diretto un paio di film, mentre Tanaka ne ha diretti 6, tutti bellissimi. Sono abbastanza ossesionato da Kinuyo Tanaka.
“Kinuyo
Tanaka”
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Qual è il tuo principale obiettivo con questo film?
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Volvevamo piazzare una bomba sul il mondo del cinema, volevamo dire alle persone: “Sì, i registi uomini di cui parlate sono grandi ma se parlate solo di loro o di Claire Denis e Jane Campion e di poche altre, allora siete parte del problema. Guardate questo vasto mondo cinematografico di cui non siete a conoscenza.” E voglio dire alle persone: “Definitevi pure amanti dei film ma non lo siete per davvero se non avete visto il film di questa o di quest’altra.” Volevo fare un “J’accuse” ecco tutto: “J’accuse, sei parte del problema”. Che siate fan del cinema o un programmatori o il direttori di un festival, che scriviate di cinema o altro, se non parlate di queste grandi registe non fate altro che peggiorare la situazione.
Siete d’accordo?
Si, certamente.
“’Definitevi pure amanti dei film ma non lo siete per davvero se non avete visto il film di questa o di quest’altra’. Volevo fare un ‘J’accuse’ ecco tutto: ‘J’accuse, sei parte del problema’”.
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Siamo curiosi: a grandi linee, quanti film hai visto nella tua vita?
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Guardo due film al giorno in media ma raramente riguardo un film che ho già visto, preferisco guardarne uno nuovo. Sono sempre ai Festival per esempio, ma non vado a guardare i film di cui tutti parlano, piuttosto mi concentro su film che potrei non rivedere più. Dico sempre che la mia ignoranza è la mia migliore amica, so di non conoscere molte cose e voglio sempre avventurarmi in territori sconosciuti, è una cosa che amo. Amo conoscere nuove cose tutto il tempo, voglio essere trasformato tutto il tempo, voglio diventare una nuova persona guardando lavori diversi o incontrare sempre nuovi registi o idee stimolanti. Penso un sacco alle persone, soprattutto della mia età, che dicono cose come: “Ok so quali sono i miei film preferiti, li ho in DVD sul mio scaffale e me li riguarderò per il resto della mia vita.” Ecco io non sono così.
“…l’ignoranza è la mia migliore amica, so di non conoscere molte cose e voglio sempre avventurarmi in territori sconosciuti, è una cosa che amo”.
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Hai avuto occasione di vedere qualche film qui al Festival? Se sì, cosa ti è piaciuto?
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Per il momento solo “Suspiria”, e mi è piaciuto molto Penso che sia impegnativo ma mi è piaciuto. È un lavoro ammirevole, una sfida dura, ma ammirevole.
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L’anno scorso ci avevi detto che dopo la nostra intervista saresti andato a vedere “First Reformed”, ti è piaciuto?
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Mi è piaciuto molto. E a te?
L’ho amato. Ma nessuno di mia conoscenza lo ha visto quindi non posso parlarne mai.
L’ho adorato. La sua purezza, il rigore, molto protestante per certi aspetti. Non sono molto sicuro della scena in cui è sospeso in aria…Il CGI non era molto buono ma penso comunque che sia un ottimo film, ammiro Paul Schrader, è sempre stato molto corretto sulla questione della parità dei sessi. Penso che sia uno dei suoi film migliori.
Photos by Johnny Carrano.