A volte non è importante come sia stato fatto il film, a volte ci si perde semplicemente nella storia, altre volte ancora si conosce già la fine eppure si continua a sperare in un epilogo diverso.
Per quanto riguarda il genere stesso, c’é da sempre: da quando i cantori raccontavano le gesta degli eroi del passato.
Girare un film biografico è spesso e volentieri rischioso per il regista: se il biopic è incentrato su un personaggio conosciuto non si vorrà mica deludere il pubblico? Per non parlare delle somiglianze, gli attori dovrebbero effettivamente essere “uguali” alle persone reali, anche al costo di avere dei risultati quasi teatrali (e per definizione non adatti al grande schermo)? Quesiti degni di un moderno dubbio amletico. Ci si dovrebbe concentrare sulla storia e sulla persona, l’attore dovrebbe essere in grado di trasmettere le emozioni e ciò che quella persona provava in quel determinato istante della sua vita, ma non prendiamoci in giro, giusto? Anche l’occhio vuole la sua parte. Quindi quando abbiamo una meravigliosa attrice come Meryl Streep che interpreta il primo ministro inglese Margaret Thatcher e che è identica alla Lady di ferro, abbiamo già vinto…un Oscar in questo caso.
A proposito di Primi Ministri Britannici, pare che la statuetta dorata si trovi bene al N° 10 di Downing Street, dalla Iron Lady al Bulldog Winston Churchill, perfettamente interpretato da Gary Oldman che, anche grazie al makeup artist Kazuhiro Tsuji (Oscar come Miglior trucco), assomigliava così tanto all’eroico Winston che sembrava quasi fosse tornato in politica ancora una volta!
Un’altra difficoltà? Essere in grado di trasmettere emozioni ma allo stesso tempo mantenere la storia reale; un film biografico non dovrebbe cambiare la storia a meno che non si finisca col trasformarlo in un film “inspirato da una storia vera”. Se si tratta di un criminale, alla fine del film deve essere ancora un criminale, ma allo stesso tempo perché non essere in grado di mostrare l’aspetto umano che si cela dietro l’esteriorità?
Stesso discorso vale per le cosiddette “storie di che ce l’ha fatta”, se le si presenta troppo sdolcinate rischiano di perdere il loro messaggio in una valle di lacrime creata solo con delle scene cliché.
Si potrebbe parlare per ore delle “trappole” in cui si rischia si cadere nel girare un film biografico; fermiamoci qua per il momento, e ricordiamoci che avere già la storia non vuol dire avercela facile.
Diamo uno sguardo ai migliori film biografici del nuovo millennio che si sono aggiudicati almeno un Academy Award, perché in caso non ce ne fossimo accorti la stagione dei Film Festival è alle porte, il che equivale a Oscar Buzz, e quest’anno l’attesa per alcuni biopic è tanta, come per esempio: “Mary Queen of Scots”, “Colette”, “Il primo uomo”, “Bohemian Rhapsody”, e “Beautiful Boy”.
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Migliori Biopic – 2000: “Erin Brockovich – Forte come la verità”
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La pellicola racconta la storia di Erin Brockovich, interpretata da Julia Roberts (Oscar miglior attrice), che intraprese una battaglia legale contro la multinazionale Pacific Gas e Electric Company (PG&EC).
All’inizio del film, la vera Erin fa una breve apparizione come cameriera di nome Julia…decisamente non un caso.
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Migliori Biopic – 2001: “A Beautiful Mind”
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Basato sulla vita del premio Nobel per l’economia John Nash, il film racconta l’aspetto umano del matematico: dallo sviluppo di una schizofrenia paranoica ad episodi di deliro passando attraverso i momenti della sua vita con la moglie Alicia.
Il film si è aggiudicato 4 Oscar: Miglior sceneggiatura non originale (Akiva Goldsman), Miglior film (Brian Grazer and Ron Howard), Miglior regia (Ron Howard) and Miglior attrice non protagonista (Jennifer Connelly).
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Migliori Biopic – 2002: “Il Pianista”
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Tratto dall’omonima autobiografia, un memoir della seconda guerra mondiale scritto dal pianista e compositore polacco Władysław Szpilman, il film ha vinto 3 Oscar per Miglior regia (Roman Polansky), Miglior sceneggiatura non originale (Ronald Harwood) e Miglior attore (Adrien Brody).
Con questa vittoria Brody con in suoi 28 anni è diventato l’attore più giovane ad avere vinto l’Oscar come Migliore attore protagonista.
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Migliori Biopic – 2003: “Monster”
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“Monster” narra la storia della serial killer Aillen Wuornos, una ex-prostituta giustiziata in Florida nel 2002 per aver ucciso 6 uomini tra la fine degli anni 80 e gli anni 90.
Grazie alla magnifica trasformazione ed interpretazione Charlize Theron ha vinto l’Oscar come Miglior attrice diventando la prima sudafricana a vincere un Academy Award.
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Migliori Biopic – 2004: “Ray”
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La trama si concentra sui primi 30 anni della vita del cantante e musicista Ray Charles. A testimonianza dell’impeccabile interpretazione, Jamie Foxx ha vinto tutto quello che si poteva vincere: Oscar come Miglior attore, Golden Globe, BAFTA, SAG e Critics’ Choice award.
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Migliori Biopic – 2004: “The Aviator”
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Il film dedicato alla storia di Howard Hughes, pioniere dell’aviazione, regista e produttore cinematografico, e basato sul libro “Howard Hughes: The Secret Life by Charles Higham” (1993), racconta gli anni dal 1927 al 1947 durante i quali Hughes diventa un produttore di successo e un magnate dell’aviazione e parallelamente diviene sempre più instabile a causa di un disturbo ossessivo-compulsivo.
Leonardo DiCaprio, grazie alla sua interpretazione del magnate, si è aggiudicato una delle sue tante nomination agli Oscar (ma non era ancora il suo momento), il film si è comunque portato a casa 5 statuette: Miglior fotografia (Robert Richardson), Miglior montaggio (Thelma Schoonmaker), Migliori costumi (Sandy Powell), Miglior scenografia (Dante Ferretti and Francesca Lo Schiavo) e l’Oscar come Miglior attrice non protagonista per Cate Blanchett.
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Migliori Biopic – 2005: “Truman Capote – A sangue freddo”
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Il film racconta la vita dello scrittore, Truman Capote, nel periodo di stesura del suo libro “A sangue freddo”.
Philip Seymour Hoffman ha fatto incetta di premi come attore protagonista: dal Golden Globe all’Oscar passando per i SAG e i BAFTA.
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Migliori Biopic – 2005: “Walk The Line – Quando l’amore brucia l’anima”
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Un dramma biografico americano sulla vita di Jonny Cash, sul suo amore epico con June Carter, sulla sua ascesa nel mondo della musica country e su i suoi “guai” e dipendenze.
Sia Joaquin Phoenix (Cash) che Reese Witherspoon (Carter) sono magnifici; l’attrice si è aggiudicata la statuetta come Migliore attrice non protagonista, mentre sappiamo dal film precedente che nello stesso anno l’Oscar come Migliore attore è stato conferito ad Hoffman.
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Migliori Biopic – 2008: “Milk”
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Il biopic è basato sulla vita del politico ed attivista per i diritti dei gay Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato ad essere eletto ad un incarico pubblico in California.
Il film ha ricevuto 8 nomination e ha vinto l’Oscar come Migliore attore (Sean Penn) e l’Oscar per la Migliore sceneggiatura (Dustin Lance Black).
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Migliori Biopic – 2009: “The Blind Side”
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È uno dei tanti film biografici sportivi americani che racconta la vita di Michael Oher (campione di football americano), dagli anni della sua infanzia difficile a quelli dell’adozione da parte di Sean e Leigh Anne Tuohy che gli hanno permesso di frequentare una scuola cattolica privata e di arrivare ad essere uno dei più desiderati giocatori dalle università americane.
Sandra Bullock ha vinto l’Oscar come Migliore attrice per l’interpretazione di Leigh Anne Tuohy.
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Migliori Biopic – 2010: “The Fighter”
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“The fighter” è un altro film biografico sportivo, sempre americano, che narra la storia del pugile professionista Micky Ward (Mark Wahlberg) e di suo fratello maggiore Dicky Eklund (Christian Bale).
La performance di Wahlberg è incredibile ma gli attori non protagonisti, Bale e Melissa Leo hanno “rubato” la scena vincendo l’Oscar come Migliori attori non protagonisti.
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Migliori Biopic – 2010: “Il discorso del Re”
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Colin Firth interpreta Alberto Duca di York, futuro Re Giorgio VI, che per superare una balbuzie invalidante si rivolge al logopedista australiano Lionel Logue (Geoffrey Rush che, sempre in tema di film biografici, ha vinto l’Oscar per “Shine”, film australiano del ’96 sulla vita del pianista David Helfgott). Alberto, salito sul trono dopo l’abdicazione del fratello Edoardo VIII, si affida a Lionel diventato ormai amico, per affrontare il primo discorso radiofonico alla nazione nel ‘39 per annunciare l’entrata in guerra.
Il film ha vinto 4 Oscar: Miglior film, Miglior regia (Tom Hooper), Miglior attore e Miglior sceneggiatura.
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Migliori Biopic – 2011: “The Iron Lady”
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Dopo 29 anni dalla sua prima vittoria come migliore attrice e 17 nomination (ad oggi sono 21, record assoluto nella categoria attori) Meryl Streep ha vinto il suo terzo Oscar con una magistrale interpretazione della Primo Ministro inglese Margaret Thatcher (1925 – 2013) nel film che racconta la vita della statista e politica inglese, prima donna ad occupare il N° 10 di Downing Street e l’inquilino per il periodo più lungo del 20esimo secolo.
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Migliori Biopic – 2012: “Lincoln”
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Da una donna record ad un uomo record: 16 soli film in più di 30 anni, 3 Oscar, 6 nomination, Daniel Day–Lewis decisamente sa come scegliere un buon copione!
L’ultimo Oscar dell’attore inglese è arrivato l’interpretazione del 16° Presidente degli Stati Uniti Abrahm Lincoln, negli ultimi 4 mesi della sua vita incentrata sull’impegno del Presidente per l’abolizione della schiavitù, che riuscì nell’impresa di fare approvare dalla Camera dei rappresentanti il XIII Emendamento della Costituzione.
Il film ha vinto inoltre l’Oscar per la Miglior scenografia (Rick Carter e Jim Erickson).
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Migliori Biopic – 2013: “12 anni schiavo”
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È un adattamento dell’omonimo libro di memorie del 1853 scritto da Solomon Northup, un uomo afroamericano nato libero nello stato di New York, rapito a Washington D.C. nel 1841 e venduto come schiavo.
Il film ha vinto 3 Academy: Miglior film, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior attrice non protagonista, per la prima volta sugli schermi, Lupita Nyong’o.
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Migliori Biopic – 2013: “Dallas Buyers Club”
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Matthew McConaughey interpreta Ron Woodroof, un malato di Aids; il film è ambientato negli anni ’80 quando i trattamenti per l’HIV erano ancora dei tentativi e i pregiudizi e le false credenze nei confronti della malattia altissimi. Come membro del movimento per i trattamenti sperimentali Woodroof introduceva illegalmente in Texas dal Messico farmaci “alternativi” utilizzandoli personalmente e distribuendoli ad altri malati, dando vita al Dallas Buyers Club, affrontando così le “ire” del Food and Drug Administration.
Matthew McConaughey e Jared Leto (che interpreta Rayon, un trans tossicodipendente e malato di Aids) hanno vinto rispettivamente l’Oscar come Migliore attore e Migliore attore non protagonista. Oltre alla loro brillante interpretazione, i due attori si sono sottoposti ad una radicale trasformazione con una drammatica perdita di peso ed ore ed ore di makeup; non c’è da sorprendersi quindi se il film ha conquistato l’ambita statuetta anche per il Miglior trucco (Adruitha Lee e Robin Mathews).
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Migliori Biopic – 2014: “La teoria del tutto”
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Diretto da James Marsh e adattato dal libro di memorie “Verso l’infinito” (“Travelling to Infinity: My Life with Stephen by Jane Wilde Hawking”) di Jane Wilde Hawking (Felicity Jones) il film racconta la sua relazione con l’ex marito Stephen Hawking (Eddie Redmayne) fisico, astrofisico e cosmologo di successo affetto da atrofia muscolare progressiva.
Il giovane attore inglese ha vinto l’Oscar come Migliore attore aggiudicandosi anche il plauso dello stesso Stephen Hawking che l’attore aveva incontrato prima e durante le riprese.
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Migliori Biopic – 2015: “The Danish Girl”
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Ritroviamo di nuovo Eddie Redmayne, ma questa volta riceve “solo” la nomination. L’Oscar vinto dal film va invece ad Alicia Vikander come Migliore attrice non protagonista per il ruolo di Gerda Wegener, moglie di Einar Elbe (Eddie Redmayne) uno dei primi uomini ad aver cambiato sesso.
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Migliori Biopic – 2015: “Revenant – Redivivo”
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In questo caso abbiamo un magnifico film semi-biografico basato sul romanzo di Michael Punke che descrive le esperienze di vita del pioniere Hugh Glass nel 1823. E, per quanto riguarda la stagione delle premiazioni, possiamo pure dire che ha vinto tutto: ha finalmente consegnato la statuetta a Leonardo Di Caprio come Miglior attore protagonista, ha fatto vincere per il secondo anno di seguito l’Oscar come Miglior regia al magistrale Alejandro G. Iñarritu (“Birdman” 2015; “Revenant-Redivivo” 2016) e ha vinto come Miglior cinematografia grazie alle capacità e alla visione di Emmanuel Lubezki che con questo film ha collezionato il suo terzo Oscar consecutivo. (“Gravity”, “Birdman” e”Revenant-Redivivo”).
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Migliori Biopic – 2015: “Il caso Spotlight”
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Il film segue lo “Spotlight” team del prestigioso giornale The Boston Globe, il quale è uno dei più longevi team di redazione che lavora nell’investigazione giornalistica e che ha investigato sullo scandalo per cui molti preti cattolici erano stati accusati di pedofilia. La loro ricerca e pubblicazione è valso loro il Premio Pulizer per il Servizio Pubblico.
Grazie anche alle meravigliose interpretazioni da parte di tutto il cast, il film ha vinto come Miglior film e come Migliore sceneggiatura originale. E ammettiamolo, molti di noi hanno quasi creduto che avrebbe vinto Mark Ruffalo come Miglior attore non protagonista… ma Patricia Arquette ha invece pronunciato il nome di Mark Rylance (“Il ponte delle spie”). Un’assonanza ingannevole!
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Migliori Biopic – 2016: “Moonlight”
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Basato sull’opera semi-autobiografica inedita di Tarell Alvin McCraney “In Moonlight Black Boys Look Blue”, il film diretto da Barry Jenkins è un dramma di formazione che presenta tre fasi nella vita del personaggio principale, Chiron; la sua giovinezza, adolescenza e la prima età adulta.
Tutti ricorderanno per sempre la debacle degli Oscar quando hanno annunciato il Miglior Film, chiamando prima “La La Land” e poi quello giusto, “Moonlight”, che si è aggiudicato anche gli Oscar come Miglior attore non protagonista (Mahershala Ali) e Miglior sceneggiatura non originale (Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney).
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Migliori Biopic – 2017: “L’ora più buia”
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Essere un attore inglese e vincere un Oscar per aver interpretato una delle figure più importanti del tuo Paese? Un sogno realizzato da Gary Oldman (premio Oscar come Miglior attore) che ha magistralmente interpretato il primo ministro britannico Winston Churchill.
“L’ora più buia“, diretto da Joe Wright, narra gli inizi di Churchill come primo ministro, mentre la Wehrmacht della Germania nazista stava spazzando via l’Europa occidentale, minacciando di sconfiggere il Regno Unito durante la seconda guerra mondiale.
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Migliori Biopic – 2017: “Tonya”
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Agli americani piacciono tanto i film biografici legati allo sport quanto agli inglesi quelli legati alla politica. E anche quest’anno da una parte troviamo l’appena citato “L’ora più buia” e dall’altra, “Tonya“, diretto da Craig Gillespie, che racconta la vita della pattinatrice Tonya Harding e il suo coinvolgimento nell’attacco del 1994 alla rivale Nancy Kerrigan.
Margot Robbie nel ruolo di Tonya è semplicemente incredibile, ma Allison Janney, che interpreta la mamma di Tonya, LaVona Golden, ha rubato letteralmente la scena con una meravigliosa performance che le è valsa il premio Oscar come Miglior attrice non protagonista. Dopo i 7 Emmy è arrivato il momento per un Oscar:)