Una conversazione (o meglio, tre) fatta da donne, per le donne e con le donne.
Le Miu Miu Women’s Tales rappresentano ormai un appuntamento fisso della Mostra del Cinema di Venezia e un punto di riferimento per l’empowerment femminile, non solo nel settore del cinema, ma anche della fotografia, della moda e della scrittura, ovvero, dell’arte e della vita.
Un’importante caratteristica delle Miu Miu Women’s Tales è che si tratta di un progetto di cortometraggi che da’ voce a registe contemporanee internazionali per trattare la tematica femminile sotto diversi punti di vista (politico, sociale, artistico, fantastico) senza mai scordare il loro collegamento con il mondo della moda, della creatività e le domande fondamentali: chi sono queste donne artiste? Come si vedono e come le vedono le altre?
Tra emozioni contrastanti, sogni, regole, apparenze e riflessioni, le Miu Miu Women’s Tales portano in scena le infinite complessità della natura femminile attraverso le voci delle sue protagoniste, che nella cornice della 76esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia si sono alternate in tre panel diversi: ecco quindi che Hailey Gates, Alia Shawkat, Lynne Ramsay, Brigitte Lacombe, Margaret Qualley, Hunter Schafer, Tessa Thompson, Lucy Boynton, Brit Marling e Diana Silvers parlano di “Brigitte”, di “Shako Mako”, delle loro esperienze sul set in quanto donne del futuro e che, indubbiamente, vestono Miu Miu.
BRIGITTE
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Brigitte Lacombe, una delle fotografe ritrattiste e di backstage cinematografici più famose al mondo, è la protagonista del documentario diretto da Lynne Ramsay (“…e ora parliamo di Kevin”, “A Beautiful Day – You Were Never Really Here”), con la quale parla apertamente della sua vita, delle sue idee e del suo lavoro, alternandosi tra dietro e davanti la macchina fotografica. Questo breve, ma intimo ritratto di Brigitte, ci apre le porte della sua famiglia, in primis della sorella Marian, e a tutte quelle leggende che ha immortalato in una serie di scatti indimenticabili e monocromatici. “Brigitte” offre l’opportunità di osservare da vicino il metodo di lavoro di questa fotografa, il suo occhio umano e quel sentimento di empatia che solo una collaborazione creativa di successo tra artista e soggetto sa dare.
SHAKO MAKO
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Farah, una venditrice di pane, cammina per le strade di una città del Medio Oriente quando un veicolo militare americano esplode a poca distanza da lei, testimoniando l’orrore senza fine della guerra. Ma Farah in realtà è un personaggio interpretato da un’aspirante attrice di nome Laila, che si trova in un villaggio fittizio ricostruito un una base militare, dove i soldati americani veniva addestrati prima delle missioni. Laila sa di poter essere più di una semplice comparsa silenziosa, e per questo, sta cercando una modo per essere notata, per ricevere quella chiamata che possa cambiare il futuro e convincerla del fatto che il destino non sia ancora stato scritto. Diretto da Hailey Gates (“Twin Peaks”, “Dove eravamo rimasti”), il corto vede come protagonista l’attrice Alia Shawkat (“Duck Butter”, “Search Party”) il cui padre è di Baghdad e per cui il ruolo è stato espressamente scritto.
SUI CORTOMETRAGGI
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Lynne: “È stata sia una collaborazione che una conversazione; si tratta di donne che lavoravano con altre donne e della curiosità sul lavoro di Brigitte”.
Brigitte: “Avrei partecipato solo se fosse stata una collaborazione, volevo includere Lynne, è stato molto facile per me lasciarla guardarmi da lei. Sono molto grata a Lynne perchè ha anche documentato la relazione più importante per me, in primis quella con mia sorella Marian”.
Hailey: “Ho scritto una storia di vita quotidiana in una zona davvero estrema del mondo e ho cercato di capire come i vestiti potessero far parte di questo ambiente. Si tratta di donne che vogliono essere viste per quello che stanno realmente facendo”.
IL PROGETTO MIU MIU WOMEN’S TALES
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Margaret: “È notevole che Miu Miu abbia dato l’opportunità alle donne di esprimere la propria voce. Sembra di essere in un campeggio estivo (ride), è un gruppo incredibile con cui lavorare”.
Tessa: ”Ho lavorato con Ava DuVernay, è incredibile. Il suo lavoro con ‘Selma’ è stato incredibile in termini di umanizzare qualcuno che è un leader, è stata in grado di farlo nel modo giusto ed è notevole. Troppo spesso alle donne non viene data la giusta opportunità in questo settore”.
“Troppo spesso alle donne non viene data la giusta opportunità in questo settore.”
FEMALE EMPOWERMENT
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Brigitte: “Non lo so, il nostro studio è composto di sole donne tranne una persona. Non ho scelto di assumere solo donne, ma è capitato che le donne si siano rivelate la scelta migliore. In termini di opportunità, sono sicura che ora ci siano più opportunità di quando ho iniziato, ma non sono qualificata per poter rispondere propriamente”.
Alia: “Ho lavorato con più registe che registi e ora sento che è un mio dovere spingere i miei amici che stanno scrivendo a considerare le donne per produrre e dirigere le loro opere”.
Margaret: “Ho avuto fortuna con il mio primo lavoro perché ho interpretato un personaggio che era ben scritto e questo mi ha dato l’opportunità di essere più selettiva in seguito. Le donne meritano di avere ruoli migliori delle semplici fidanzate”.
Diana: “È speciale lavorare con le registe, Olivia Wilde per esempio è un’attrice e una regista e capisce cosa vuol dire essere una donna sul set. Speriamo che più donne avranno la stessa opportunità di Olivia in futuro.”
Lucy: “È sempre emozionante per me quando leggo un copione e vedo che è diretto da una donna”.
“È sempre emozionante per me quando leggo un copione e vedo che è diretto da una donna”.
IL POTERE DEI SOCIAL MEDIA
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Hunter: “I social sono un posto incredibile, sono uno strumento potente e pieno di potenziale”.
Margaret: “La parte più difficile del recitare per me è non avere il controllo totale, e una cosa positiva dei social media è che sono una buona via di fuga.”
Diana: “I social media ti offrono una piattaforma dove condividere la tua prospettiva e dare voce a persone che non hanno una voce. Soprattutto quando sei famoso, si rivelano ideali per condividere la tua verità in un mondo in cui tutti dicono di tutto di te”.
Lucy: “I social media sono una contraddizione, ma hanno un grande potenziale. Quando andavo a scuola, la politica sembrava una cosa così lontana mentre ora, grazie ai social, i giovani la conoscono e ne parlano, ovviamente c’è anche il lato negativo di tutto ciò, ma credo che siano molto utili”.
“I social media ti offrono una piattaforma dove condividere la tua prospettiva e dare voce a persone che non hanno una voce.”
UNA REGISTA CON CUI VORRESTI LAVORARE…
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Tessa – “Greta Gerwing”.
Hunter – “Abbiamo avuto 3 donne registe sul set di ‘Euphoria’ ed è stata un’esperienza speciale”.
Diana – “Greta Gerwing”.
IL TUO PERSONAGGIO FEMMINILE PREFERITO
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Tessa: “Il personaggio di Phoebe Waller-Bridge in ‘Fleabag’.”
Hunter: “Il cast di Pose e i membri femminili del cast di ‘Euphoria’.”
Margaret: “Le attrici qui presenti e Michelle Williams, è un’attrice e una persona eccezionale”.
Brit – “Phoebe Waller-Bridge ha fatto un lavoro incredibile con ‘Fleabag’, è una donna su cui tenere gli occhi aperti. Più donne potranno dirigere e più realizzeranno di poter avere quest’opportunità”.
“Più donne potranno dirigere e più realizzeranno di poter avere quest’opportunità”.
COSA C’È NEL TUO FUTURO?
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Brigitte: “Sto lavorando su diversi libri, e oltre ai ritratti, ho realizzato anche dei piccoli video: ho fotografato migliaia di persone e vorrei realizzare una sorta di documentario con questi pezzi di video. Non sto pensando di riprodurlo per il cinema, magari lo condividerei su una piattaforma streaming o semplicemente tra di noi (ride)”.
Hunter: “Vorrei recitare ancora per vedere cosa accadrà (ride). Ci sono così tante donne trans là fuori e meritano di avere il loro posto a Hollywood.”
Lucy: “Sono davvero emozionata per ‘The Politician’, amo Ryan (Murphy) e gli argomenti che ha messo sul tavolo con questa serie TV. Il mio personaggio, Astrid, è la Mean Girl della scuola perché sa di dover sopravvivere al liceo e di doversi proteggere”.
Photos by Johnny Carrano.