Alla prima lezione di storia dell’arte del mio primo anno di liceo, la professoressa entrando in aula ci fece una, apparentemente semplice, domanda: “Che cos’è l’arte?”. Tutti allora condividemmo le nostre opinioni, ma ogni risposta era sbagliata. Alla fine, la professoressa ci disse semplicemente: “L’unica cosa certa quando si tratta dell’arte, è che non è definibile in alcun modo”. Con il senno di poi, aveva proprio ragione.
Ogni espressione personale, ogni interpretazione di creatività, ogni cosa che ci fa provare qualcosa è arte. Io non so come descriverlo esattamente, ma quando si parla di moda, per me stiamo parlando d’arte: sarà l’ammirazione per il talento del saper fare, le infinite e sorprendenti sfaccettature della bellezza, la curiosità del nuovo e dell’innovativo, le emozioni che associo a questo settore e alla sensazione di gratitudine che provo ogni volta che realizzo di esserne parte, almeno per un piccolo pezzettino pure io, ma è così.
Non tenterò in questo articolo di dare una spiegazione concreta al perché moda e arte siano uno connubio talmente stretto da essere addirittura a tratti una cosa sola, né intendo convincere gli altri che sia effettivamente così, dando le mie impressioni come unica verità riconosciuta. Quel che intendo fare qui è più un elogio di quei brand che, negli ultimi tempi, hanno saputo farmi battere forte il cuore proprio perchè, seppur in modi diversi, mi hanno convinta ancora una volta che sì, moda e arte più che due binari paralleli, sono due linee che si intersecano. In modi sempre nuovi, sempre sorprendenti e sempre speciali. Aveva ragione la mia professoressa, non posso definirlo con esattezza in alcun modo: se non altro, posso provarci.
JACQUEMUS E LA FORZA DELLA PASSIONE
Quando penso a Jacquemus, nella mia mente è come se si aprisse una board Pinterest: non identifico subito un elemento preciso, ma penso in cotemporanea alla Chiquito Bag, alla sfilata nei campi di lavanda e a quella a Versailles, al flower bar di Seoul, ai libri fotografici, alle campagne marketing con le stoviglie, al vestito di Dua Lipa al matrimonio del designer, all’uso dei colori brillanti che provocano subito una sensazione di calore e di felicità, alle ciliegie e alle foto dei tramonti nella natura. Simon Jacquemus è per me l’esempio perfetto di una persona che delle proprie passioni ne ha fatto un lavoro e che prova genuino divertimento nel dare forma alle sue idee senza porsi limiti. È la prova che talento, sogno, fortuna, ambizione e gratitudine ti portano lontano. Grazie ad una comunicazione sorprendente e vincente, una linea di abbigliamento effortless che mette d’accordo tutti, accessori di tendenza e rimandi al passato, Jacquemus rende la moda accessibile. E, siccome si sa che l’arte è di tutti, è come se, così facendo, rendesse anche Jacquemus di tutti.
SCHIAPARELLI E IL SURREALISMO
Quando Daniel Roseberry è stato nominato direttore creativo di Schiaparelli nel 2019, mai mi sarei immaginata il lavoro di trasformazione che, in così poco tempo, è riuscito a portare avanti alle redini del brand. Nel pieno rispetto dell’animo all’avanguardia di Elsa Schiaparelli e dell’heritage della maison, Daniel ha sconvolto il mondo della moda con la sua estetica d’impatto, che rende ogni capo e accessorio desiderabile, affascinante e mistico allo stesso tempo. Abiti couture che riprendono la silhouette del corpo, elementi massimalisti, cascate d’oro, occhi vigili, tessuti preziosi, gioielli che osano e un uso sapiente delle ispirazioni culturali, storiche e letterarie elevano Schiaparelli all’oltre. Oltre le norme, la convenzione, l’aspettativa, il desiderio e la ragione. Ecco dunque che le sfilate diventano installazioni artistiche temporanee e che i capi rendono chi li indossa delle moderne muse. Ricordandoci come nessun altro al momento, in questo panorama, che la moda è ancora in grado di stupire. Forse è proprio questo il sentimento che ha colto Stendhal di fronte alla Basilica di Santa Croce a Firenze…
LOEWE E L’ESTETICA FUNZIONALE
La classifica di Lyst sui brand più in voga del momento decreta Loewe come uno dei nomi IT, e consideriamo che condivide il podio con realtà quali Miu Miu e Prada. In 10 anni alla direzione creativa del brand, Jonathan Anderson ha reso la maison spagnola la più chiacchierata del panorama moda. Una combinazione efficace di capi essenziali, linee razionali, artigianato e sperimentalismo tecnico che rende l’universo del brand poliedrico e ricco di dettagli, capace di guardare al futuro rimanendo pienamente consapevole del presente. Complici anche i rimandi e le effettive collaborazioni artistiche, Lowe sta introducendo con successo una nuova sfumatura tutta dedicata al sapere e al saper fare nel linguaggio nella moda. Dalle campagne fotografiche underground alla scelta di testimonial che raggiungono un pubblico diverso sia come target che interesse (a cui, proprio di recente, si è unita la dama Maggie Smith), dalle collaborazioni con lo Studio Ghibli a quelle con Beyonce, passando per le borse-scultura, le scarpe realizzate con residui di palloncini, la collezione Pixel e i continui rimandi al mondo del design, Loewe è IL momento. Ed è qui per restare.
VALENTINO E LA GRANDE BELLEZZA
Una mia cara amica, quando guarda le sfilate di Valentino, il suo brand preferito, in diretta sui social, ogni tanto si ritrova a piangere: sta tutta qui la magia di Pierpaolo Piccioli che, dal 2016, ha creato per la Maison Valentina un’estetica moderna capace di combinare innovazione e tradizione, alta moda e pop in modo estremamente armonico e ricco di significato. In questo percorso, l’arte ha sempre rappresentato un punto fermo, sia nella scelta di location per le sfilate ad esempio che per delle collaborazioni ad hoc; quel che è certo, è che Valentino è l’apoteosi della mīrabĭlia, inteso proprio come sentimento di ammirazione di fronte allo straordinario. Che sia per l’uso di palette cromatiche accese, per i tagli femminili, per le borchie ormai iconiche, per i rimandi letterari anche ad opere contemporanee come “Una vita come tante” o per la capacità di saper anticipare le richieste del mercato con accessori e look che combinano bellezza, praticità e sapere, Valentino è la prova che l’arte la fanno le persone. Non solo sarte e designer, ma anche testimonial, modelli e persone che, a modo loro, contribuiscono a rendere il brand il fenomeno inarrestabile che è oggi. Incluse anche solo quelli che, passando davanti ad una vetrina del negozio, si ritrovano a sospirare davanti agli oggetti esposti pensando: “Questa è arte”.
IL RINASCIMENTO DI BOTTEGA VENETA
Due direttori creativi in 5 anni che stanno creando in modo diverso ma accomunato da un’estetica pulita e timeless che si sta rivelando sempre più efficace: Daniel Lee prima e Matthieu Blazy ora, grazie ad un approccio che prevede capi effortless, accessori di tendenza, materiali pregiati e campagne pubblicitarie essenziali, hanno reso Bottega Veneta (a modo loro) quello che Céline era con Phoebe Philo. Un brand privo di fronzoli, cool, quasi austero con linee dal design preciso che quasi richiamano l’architettura, una palette cromatica meditata, il pattern intrecciato storico della maison che torna conferma ancora una volta la sua alture intramontabile che si può riassumere con un solo aggettivo: desiderabile. Come l’arte ci provoca nuove pulsioni, così Bottega Veneta afferma nuovamente, e con rinnovato vigore, quanto segue: Qualitas Vincit Omnia.