Il metaverso: una parola che spaventa, incuriosisce e che apre nuove scenari e professioni lavorative ma, soprattutto, che prelude alla nascita di un nuovo stile di vita, una nuova società e un nuovo mondo non più così lontano, neanche quando si parla di moda.
In luoghi democratici (in linea di massima) come internet e i social, giovani designer, curiosi ma anche grandi stilisti, possono esprimersi e mostrare le proprie creazioni attraverso questo nuovo, emozionante universo. A che punto siamo ora in termini di moda e metatarso dunque? E cosa possiamo aspettarci dal futuro?
Moda e metaverso
Gli esordi
Partendo dalle basi, non possiamo non citare gli NFT (non-fungible token), ossia dei veri e propri certificati di autenticità di un bene digitale, non tangibile. Molti brand si erano già avvicinati al mondo digitale, sopratutto, attraverso il vastissimo universo dei videogame: basti pensare alle capsule di Moschino per il famosissimo The Sims, tutto il pacchetto di Valentino per Animal Crossing e Balenciaga per Fortnite (frequentato da 400 milioni di utenti globali), con la possibilità di acquistare per i propri avatar capi del marchio.
Veronica Etro, direttrice della linea donna dell’omonimo brandi, afferma: ”Il metaverso? Per me è come Mary Poppins quando entra nel mondo dei disegni animati, è un viaggio visionario e fantastico tra orizzonti ancora tutti da esplorare”. E, proprio in quest’ottica, dal 24 al 27 marzo si è svolta la prima Metaverse Fashion Week della storia, sulla piattaforma di Decentraland, con la partecipazione di oltre 60 brand del lusso.
Moda e metaverso
Decentraland
Dall’inglese «decentralized» decentralizzata e «land» terra, è una piattaforma digitale che ha avuto un vero e proprio boom da quando Mark Zuckerberg ha ufficialmente creato Meta e, di conseguenza, una nuova realtà virtuale. Creata nel 2015 da Ari Meilich ed Esteban Ordano, permette all’utente di creare un proprio avatar e di acquistare e vendere lotti di terra attraverso cripto valute.
“Experience Fashion without limits” questo è quello che si può leggere nel sito ufficiale di Decentraland. L’evento era aperto a tutti e comprendeva non solo le sfilate ma anche conferenze e negozi dove comprare gli abiti; è stata creata infatti una sorta di città virtuale, con vie, strade, il tutto predisposto accuratamente per questo Fashion Show. In particolare, ha brillato l’UNXD Luxury District (ispirato ad Avenue Montaigne, di Parigi) di cui fanno parte Dolce & Gabbana, Etro, Auroboros e Frank Muller, i pionieri di questa nuova realtà.
Le iniziative sono state diverse: Philipp Plein ha permesso l’ingresso e la visita virtuali del Museo delle Arti NFT (M.O.N.A.) ad esempio, ma ci sono ci sono stati anche concerti e aperture di digital store; tra i partecipanti, non possiamo non nominare Etro con una collezione dedicata all’evento e l’apertura del negozio online il quale non comprende solo la possibilità di comprare gli abiti fisici ma anche quelli virtuali per i propri avatar proprio come fa Dolce e Gabbana, ormai da tempo interessati alle nuove piattaforme digitali.
Ovviamente essendo la prima esperienza digital le criticità si sono fatte sentire.
La grafica ricorda molto quella del ben celebre “Second Life”, gli avatar sono abbozzati e poco particolareggiati e, se per molti questa può essere una grande limitazione, forse lo è ancora di più per quanto riguarda gli abiti: trame, tessuti, particolari quasi spariscono, rendendo gli abiti molto piatti oltre ai vari problemi di ricaricamento della pagina web. Insomma, sembra di essere tornati ai primi anni in cui internet entrava nelle case dei cittadini, con i suoi bug e le sue problematiche.
Problemi che sicuramente con il tempo, l’esperienza e la conoscenza, verranno sistemati ma che al momento hanno creato delle difficoltà.
Moda e metaverso
Altri canali
Anche istituzioni scolastiche di un certo peso si sono espresse interessate sul metaverso:
ad aprile il Cfda–Council of Fashion Designers of America, l’istituzione che presidia la New York Fashion Week, ha dichiarato ad esempio di voler istituire un programma di formazione specifico all’utilizzo del metaverso. Anche il Polimoda ha deciso di attivare un corso, Fashion for Metaverse, per lo sviluppo di creazioni moda nel metaverso.
Quello che forse ci si chiede è se con queste sfilate virtuali, aperte a tutti, non si perda, in parte, il valore di esclusività della moda, a volte insopportabile ma che sicuramente accresceva il lavoro delle creazioni, dalle più commerciali a quelle più particolari e speciali.
Ovviamente ci vorrà ancora molto lavoro per riuscire ad integrare i contenuti fisici nel mondo virtuale, avendo due linguaggi differenti ma dovendo seguire la stessa linea del brand; tuttavia, il mondo fashion è sempre stato a capo di grandi rivoluzioni dal punto di vista economico e sociale e, senza dubbio potremo aspettarci delle grandi novità dal punto di vista tecnologico.