La notte più attesa dell’anno si è ormai conclusa. Ora, non ci resta che passare in rassegna tutto quello che è successo sul palco e sul red carpet – le gag dei presentatori, i best dressed della serata, le performance musicali, il ghigno di Andrew Garfield inquadrato nel pubblico che è già diventato un meme – e recuperare i film nominati e vincitori. Alcuni vale la pena guardarli più di altri, ma in generale i film di questa stagione sono speciali, con cast stellari e talenti internazionali dietro la macchina da presa; così, il terreno è pronto perché nuovi generi vengano presi in considerazione per questi premi tanto legati alla tradizione.
“Everything Everywhere All at Once”
Partiamo dal protagonista della 95esima edizione degli Academy Awards: questo pot-pourri di film sci-fi ha vinto le sette statuette più ambite della serata, inclusi miglior film, miglior attrice non protagonista (Jamie Lee Curtis), miglior attrice protagonista (Michelle Yeoh), miglior regia, e miglior sceneggiatura originale (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), ed è stato nominato in quasi tutte le categorie. Così, ora ha stabilito il record come primo film in assoluto ad aver vinto il più alto numero di premi Oscar nelle categorie “più importanti”! Un film surreale, tragicomico, geniale sul multiverso e la possibilità di trasformarci all’istante in una versione migliore di noi stessi e di avere a che fare con versioni migliori di chi ci circonda. Una metafora di vita o un’allucinazione? Sia quel che sia, questo film è una boccata d’aria fresca.
Disponibile: al cinema
“Gli spiriti dell’isola”
Una storia irlandese di persone irlandesi, acclamata dalla critica sin dalla sua premiere alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre – dove è stato accolto con una standing ovation di 15 minuti. A questi Oscar, Martin McDonagh è stato nominato come miglior regista, Colin Farrel come miglior attore protagonista, Kerry Condon, Brendan Gleeson e Barry Keoghan come miglior attrice e miglior attore non protagonista. Questa volta dev’essere stata speciale, soprattutto perché è il primo film di McDonagh tutto ambientato nella sua Irlanda natia e infatti, come ci ha detto Kerry Condon quando l’abbiamo intervistata, “ho sempre pensato che se ne intendesse davvero di Irlanda e irlandesi e che fosse in grado di fare osservazioni intelligenti su di loro”.
Una storia irlandese di due amici irlandesi che inaspettatamente rompono la loro amicizia, su un’isola irlandese fittizia ma piuttosto familiare, nel 1923: un must-watch.
Disponibile: al cinema, su Disney+ (dal 22 marzo)
“Elvis”
La storia vera del re del rock n’ roll Elvis Presley è stata al centro dell’attenzione durante tutta la stagione dei premi. Sicuramente grazie alla brillante performance dell’attore protagonista (Austin Butler è entrato così bene nel personaggio che pare che ogni tanto anche adesso, quando parla, gli scappi fuori l’accento di Elvis), il film ha anche vinto ai Golden Globes, oltre alle molteplici nomination a questi ultimi Oscar, tra cui miglior attore protagonista, miglior scenografia, miglior fotografia, migliori costumi, miglior sonoro. Gli spettacoli di Baz Luhrmann non deludono mai le aspettative, dopo tutto, quindi muovete quei fianchi e date una chance a questa storia.
Disponibile su: Sky, NOW
“Triangle of Sadness”
Dopo “The Square”, non pensavo che Ruben Östlund avrebbe mai potuto fare di meglio né tanto meno qualcosa sullo stesso livello. Mi sbagliavo. Questo film è un’idea geniale. Non a caso, Östlund ha ottenuto una nomination agli Oscar per la miglior regia (e lo scorso maggio, il film ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes). Una storia di gerarchie sociali rovesciate, bellezza che interferisce col potere, e plot twist assurdi che non avresti mai potuto prevedere – in un film che inizia con umilianti audizioni di super modelli e finisce con abbuffate clandestine di salatini per sopravvivere su un’isola deserta. Se pensate di avere il fegato adatto, non perdetevi questo film.
Disponibile: in cinema selezionati
“EO”
Il film di Jerzy Skolimowski Premio della giuria al Festival di Cannes è stato nominato agli Oscar come miglior film internazionale. Quindi, chi l’ha definito “un film su un asino” l’ha effettivamente sottovalutato. Infatti, attenzione: l’asino di questa storia non è altro che una metafora del bene e del male, della gioia e del dolore che c’è nel mondo. Infine, ma non per importanza, questo film è anche una denuncia dello sfruttamento animale. E l’orgoglio italiano Lorenzo Zurzolo è nel cast, così per dire. Insomma, un sacco di ragioni per guardarlo.
Disponibile su: IWONDERFULL di Prime Video
“Pinocchio di Guillermo del Toro”
“L’animazione è cinema. L’animazione non è un genere. L’animazione è pronta per passare al livello successivo. Continuiamo a parlare di animazione”, ha detto Del Toro durante il suo discorso di accettazione sul palco del Dolby Theater. Il suo adattamento di “Pinocchio” ha vinto l’Oscar come miglior film d’animazione, rendendolo il primo filmmaker nella storia degli Academy Awards a vincere nelle categorie miglior film, miglior regia e miglior film d’animazione. Una favola così conosciuta, eppure così profonda che non stanca mai è in grado di scrivere la storia ogni volta che viene ripresa. Perché quest’ultima è così speciale? Prima di tutto, per il cast stellare di doppiatori in lingua originale, tra cui Gregory Mann e David Bradley rispettivamente nel ruolo di Pinocchio e Geppetto, e poi Ewan McGregor, John Turturro, Finn Wolfhard, Cate Blanchett, Christoph Waltz, e Tilda Swinton. A seguire, l’inedita riscrittura della storia di Collodi in chiave metaforica, con nuovi personaggi come Spazzatura, Podestà e la Morte rappresentata come una Chimera col volto umano, le corna di un bufalo, il corpo di un leone e le ali di un’aquila.
Disponibile su: Netflix.
“The Whale”
Per questo ruolo, Brendan Fraser ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista, sconfiggendo i suoi illustri oppositori in una guerra molto sanguinosa. Perché ha vinto lui? Perché lui è il più vero, nella storia più vera che Darren Aronofsky potesse pescare dal repertorio di opere teatrali scritte finora. Questo dramma psicologico, infatti, è basato sull’acclamata opera di Samuel D. Hunter, una storia straziante di fragilità e difetti, legami umani e vergogna, trauma e perdita di identità e l’eterna realizzazione di quanto breve sia effettivamente la vita. Il ritratto doloroso di Fraser dell’insegnante gravemente obeso è stato senz’altro possibile grazie ad un impareggiabile talento e forza di volontà (ha indossato ogni giorno una tuta prostetica di 136 chili per questo ruolo), ma anche grazie al meraviglioso dipartimento di makeup e hairstyling, che ha avuto i riconoscimenti che meritava durante la notte degli Oscar, portando a casa la prestigiosa statuetta. Quindi, munitevi di fazzoletti in abbondanza e avrete tutto quello che serve per la visione.
Disponibile: al cinema
“Aftersun”
Se c’è qualcosa che non mi aspettavo dagli Oscar, era la nomination di Paul Mescal come miglior attore protagonista. Chiarifichiamo, ho ADORATO questo film e ADORO Paul, ma non riuscivo a credere che un film indipendente, così delicato, insolito (per i precedenti degli Academy Awards) fosse stato preso in considerazione per questa gara. Questo, forse, ci dà speranza che negli anni a venire le più importanti cerimonie di premiazione includano sempre più film come questo. Perché questo è raro e prezioso. Il debutto alla regia di Charlotte Wells è una storia che risana proprio come la crema doposole del titolo, che ci spalmiamo sul corpo dopo una lunga esposizione al sole, ma allo stesso tempo ci ricorda quanto il sole scottasse, sempre come la crema. La storia vera di un giovane padre e una giovane figlia che si scoprono a vicenda, immergendosi nella reciproca compagnia, svanendo nelle memorie registrate su una videocassetta degli anni ’90.
Disponibile su: Mubi
“Blonde”
La leggendaria Marylin Monroe è stata molestata, abusata psicologicamente, ha perso il figlio che aveva in grembo, ha avuto una relazione a tre con due uomini, è stata dipendente da qualsiasi cosa da cui si possa essere dipendenti, tra droghe, alcol e persone. Che fossimo già a conoscenza di questi fatti oppure no, Ana De Armas ci ha fatto davvero percepire ogni singola emozione – il dolore, l’incertezza, l’amore, l’odio che l’attrice ha provato durante la sua breve ma complicata vita – guadagnandosi una meritata nomination come miglior attrice protagonista agli Oscar. La versione a colori e in bianco e nero di Andrew Dominik della storia di una donna che sembrava avere tutto è stata ingiustamente snobbata durante questa awards season: additata come troppo cruda e “immorale”, ha scioccato e scandalizzato. Ma non è forse una delle missioni del cinema, scioccare e scandalizzare?
Disponibile su: Netflix
“To Leslie”
Tralasciando le voci e le controversie sulla nomination agli Oscar di Andrea Riseborough, questo film è un altro rappresentante del genere indie (un film fatto proprio come dovrebbero essere fatti gli autentici film indipendenti) che si è fatto notare in questa edizione degli Academy Awards. Un caso studio cinematografico, il debutto alla regia di Michael Morris è una pellicola super low-budget che si è improvvisamente ritrovata a fare i conti con una ventata di popolarità. E la nomination di Andrea Riseborough come miglior attrice non ha “rubato” nessun posto, come ha avuto da ridire qualcuno, ma è stata più che giusta: il suo è il ritratto potente e doloroso di una madre single del Texas che vince la lotteria e sperpera la vincita in men che non si dica, in alcol e droga. Però, non è la solita storia di dipendenza, piuttosto è un racconto di disperazione, di un disperato desiderio di connessione, di rispetto, di confusione per l’ingiustizia dei meccanismi del mondo.
Disponibile su: Tim Vision, Rakuten e Chili (a pagamento)
“Babylon”
Il metacinema ha sempre avuto quel nonsoché di affascinante, onirico, in grado di catturare l’attenzione di esperti e appassionati – ci dà un assaggio di cosa succede dietro le quinte, o di cosa succedeva prima che l’industria diventasse quella che è adesso. “Babylon” è uno scorcio degli albori di Hollywood attraverso lo sguardo di Damien Chazelle, leggenda indiscussa dopo “Whiplash”, “First Man – Il primo uomo” e “La La Land”. Il suo ultimo film mantiene alta l’asticella ottenendo tre nomination agli Oscar per miglior costume, miglior scenografia e miglior colonna sonora originale, e non sarebbe potuta andare diversamente. Margot Robbie è più affascinante del solito (incredibile, ma vero), Brad Pitt è il perfetto ritratto di John Gilbert, il cosiddetto “grande amante” del cinema muto, e le musiche di Justin Hurwitz… dopo la prima volta, non riesci a smettere di ascoltarle. Perché quando arriva il suono, tutto cambia.
Disponibile: al cinema
“Niente di nuovo sul fronte occidentale”
Il film di Edward Berger è il primo adattamento in tedesco del romanzo del 1929 di Erich Maria Remarque, il quarto vincitore tedesco dell’Oscar al miglior film internazionale, e il più premiato film di Netflix nella storia degli Oscar: una notte piena di emozioni per il grande team che ha reso possibile la realizzazione di questa storia sulla Prima Guerra Mondiale. Il film, infatti, ha portato a casa le statuette per miglior film internazionale, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora e miglior fotografia, passando facilmente oltre le critiche per l’infedeltà al romanzo. Berger, infatti, era fondamentalmente interessato a mettere al centro della scena i conflitti interiori del protagonista, piuttosto che fare l’ennesimo film di guerra sui giovani soldati in campo di battaglia. Così, ecco una prospettiva diversa, moderna, sul primo conflitto mondiale, tempismo perfetto in una contemporaneità tristemente piena di conflitti.