Questo è il seguito di un monologo tutto al femminile, in cui fantasticavo di una cena da sogno con le donne che hanno contribuito a dare una sembianza di forma alla mia individualità, influenzata anche e proprio da loro.
È vero che noi donne, forse per ragioni culturali, ci lasciamo spesso influenzare e plasmare da ciò che immaginiamo che gli altri vogliano da noi. Per esempio, ci sono persone, per me uomini in particolare, che hanno messo un pesante zampino nel territorio della mia personalità, l’hanno rivoltata e a volte stravolta, fino a renderla quella che è oggi. La mia, tanto quanto quella di molti altri.
Perché i personaggi dei film, delle serie e dei libri sono marcatori universali.
Se potessi, i miei “eroi” cinematografici/letterari non li inviterei a cena o nulla di simile; piuttosto, li porterei a spasso per una bella città, in una bella e tiepida serata estiva di quelle che piacciono a me, in cui poter parlare di tutto con la libertà e disinibizione che solo l’assenza di freddo e di luce riescono a darti (o a darmi?). Con loro, la dinamica la immagino un po’ come una sorta di “Before Sunrise” che incrocia “Stand by Me”, un mix tra romanticismo e avventura.
Charlie, “Noi siamo infinito”
Comincerei con Charlie, il mio eroe numero uno, il mio alter ego per certi versi. Il libro “Noi siamo infinito” è stata la svolta di molte adolescenze, il film tratto dal libro, diretto dallo stesso autore, Stephen Chbosky, il colpo di grazia: Charlie ci insegna a sentirci meno “alieni” per tutte le volte in cui conosciamo la risposta ma non riusciamo ad alzare la mano, per tutte le volte in cui ci sentiamo “giocattoli difettosi”, per tutte le volte in cui “accettiamo l’amore che pensiamo di meritare”.
Nick Conway, “Conversations With Friends”
Poi, Nick Conway di “Conversations with Friends”. Ancora una volta un libro (uno dei bestseller di Sally Rooney) da cui è stato tratto un prodotto audiovisivo, questa volta una serie tv. Di 12 puntate. Che avrei tanto voluto fossero mille. Perché avrei tanto voluto imparare insieme a Nick l’importanza della comunicazione, senza cui nessun tipo di relazione, soprattutto una romantica, può funzionare. Ma non sono sicura che Nick l’abbia imparato in 12 puntate e 200 pagine, almeno tanto quanto sono sicura di non averlo imparato io in poco più di un quarto di secolo di vita. Questioni personali a parte, Nick Conway resta l’emblema del cuore puro, così puro da essere facilmente aggredibile, e per questo ben murato contro ogni tentativo di intrusione. Il che spiega l’incomunicabilità che affligge lui e tutti quanti gli INFJ sul pianeta.
Elio, “Chiamami col tuo nome”
Per la serie personaggi letterari-cinematografici, come non pensare a Elio di André Aciman e Luca Guadagnino, in particolare l’Elio tutto italiano della versione cinematografica di “Chiamami col tuo nome”: forse uno dei rari casi il cui il personaggio del film è più amato di quello del libro.
“È meglio parlare o morire?”. A volte morire, quando il cuore sembra esplodere dal dolore e dalle mancanze, il corpo ci diventa estraneo e i sentimenti diventano ingombranti. Ma parlare è la scelta più saggia e matura da fare, sempre, altrimenti nessuna avventura sarebbe degna di essere vissuta.
Ora citerei un quinto elemento, anche perché i gruppi da cinque, a me persona tanto visiva e immaginativa, sembrano esteticamente più simmetrici: come una fila di persone disposte in orizzontale, uno al centro, due alla sua destra e due alla sua sinistra, come nella sigla di “Friends” quando ballano nella fontana.
Max, “Across the Universe”
Quindi c’è anche Max di “Across the Universe”, l’amico spensierato e scanzonato, danneggiato e ricostruito con saldature in oro come un vaso giapponese, che dimostra come spesso le fratture riparate diano vita ad una versione migliore dell’originale intonsa. Perché ogni ferita racconta una storia, e cosa c’è di più bello di sopravvivere per poterne raccontare? Insomma, Max è chi ti prenderà a braccetto e ti dirà: “Cara Prudence, perché non provi ad aprire gli occhi?”.