Letture “semplici, per le donne, che non richiedono sforzi particolari”: sono solo alcuni dei modi in cui sono state definite le riviste e il giornalismo di moda fin dalla loro nascita.
Niente di più sbagliato.
Perché la moda può essere anche questo, ossia spensieratezza e semplicità ma, una volta scostata la tenda, ci appare un mondo tutt’altro che scontato, fatto di studi, ricerche, scoperte e informazioni che riguardano la società in cui viviamo e che toccano ogni argomento, dalle lotte sociali all’ecologia. Questo è il giornalismo di moda, anche e, nello specifico, in Italia. Mettetevi comodi per una lettura a tema: qui, vi raccontiamo quando e come è nato e come si è sviluppato fino ai giorni nostri.
La Nascita delle Riviste di Moda
Un breve accenno generale prima di entrare nel vivo dell’argomento: la stampa nacque nel VI secolo d.C. in Cina, quando vennero concepite e create delle matrici di legno con intagli, per poi essere inchiostrate e “stampate” su fogli; fu una delle scoperte più importanti della storia dell’uomo. È nel XV secolo invece che, in Europa, Johannes Gutenberg introdusse i caratteri mobili: un punzone di acciaio dove era inciso un segno tipografico creava la matrice, nella quale i caratteri venivano fusi per poi essere disposti su un piano e impressi sulla carta. Infine, nel 1843 Richard March Hoe inventò la stampa rotativa, la quale venne poi perfezionata attraverso l’introduzione delle bobine da parte di William Bullock, portando alla realizzazione della prima macchina tipografica per grandi tirature. Sempre per la grande distribuzione, nasce nel 1875 la stampa in tecnica offset dove vengono utilizzati dei complessi sistemi di rulli per trasferire l’immagine sulla carta, permettendo la realizzazione di stampe ad alta definizione.
Le prime riviste di moda invece nacquero in Francia, intorno al XVII secolo, più precisamente alla corte di Luigi XIV e consistevano in una raccolta di raffigurazioni di tutti gli abiti e accessori indossati dall’aristocrazia del tempo: ad utilizzarle largamente erano soprattutto le sarte, che potevano in questo modo copiare i modelli più in voga. Così come per notizie e narrativa, la stampa e il giornalismo di moda presero ben presto piede soprattutto in Francia e Inghilterra, i due paesi europei dove lo sviluppo delle società democratiche stava pian piano prendendo piede; l’abito dunque, non era più solo un modo per indicare il proprio lignaggio sociale ma, un veicolo per affermare se stessi, come individui singoli. Una piccola curiosità: prima delle riviste di moda, si utilizzavano le cosiddette Bambole di Pandora, delle bambole abbigliate come persone in miniatura, con abiti e accessori realistici che servivano per promuovere la moda parigina in tutto il mondo.
E in Italia? Nascita e sviluppo delle riviste di moda, dal 1700 al 1800
Siamo nel 1776 quando, a Milano, venne pubblicato “Il Giornale delle nuove Mode di Francia e d’Inghilterra“: prodotto dalla stamperia Pirola con periodicità mensile in un piccolo formato, era dedicato ad un pubblico femminile e presentava al suo interno poesie e piccoli racconti, oltre a numerosi consigli sulla toeletta e sulla moda di ispirazione inglese ma, soprattutto, francese.
Ma fu nel 1804 che nacque, ispirandosi al francese “Journal des Dames”, la rivista il “Corriere delle Dame”: fondato da Carolina Arienti Lattanzi, che, grazie anche all’influenza del marito, il giornalista Giuseppe Lattanzi, divenne a sua volta giornalista, oltre che scrittrice e poetessa. La rivista presentava articoli di educazione civica, teatrali, politica e moda, in maniera lungimirante, essendo Carolina conscia del fatto che la moda non è altro che lo specchio della società.
I bozzetti di moda illustrati presenti erano, inizialmente, francesi ma ben presto vennero affiancati a modelli disegnati da sarte/i italiani, tanto da arrivare a pubblicare una raccolta acquistabile a parte con all’interno tutti gli schizzi e bozzetti. Una delle novità che introdusse la rivista, grazie ai numerosi aspetti trattati, furono le inserzioni a pagamento da parte di attività desiderose di vedere il proprio nome sul celebre Corriere, quindi una delle prime forme di pubblicità.
Nel 1848 poi, l’Italia cominciò a distaccarsi dalle mode francesi, favorendo i creativi partenopei; citava il numero del “Corriere delle Dame” del 20 luglio del 1848: ”il potere della moda esercitò sempre la sua influenza; ebbe vita attiva nei grandi movimenti politici, si mischiò nei partiti, si mostrò come l’espressione del pensiero, ora adottando le fogge di una nazione guerriera, ora i colori della libertà, dell’indipendenza, or quelli di una nazione prospera e tranquilla. […]”: l’Italia cominciava finalmente a far sentire la sua voce. Negli anni a seguire, a Milano vengono pubblicati il periodico “La Moda Illustrata” (1877) e “L’Eco della moda: giornale delle signore e signorine” (1888).
La stampa di moda italiana nel 1900
La stampa di moda italiana divenne propriamente e definitivamente tale negli anni tra la prima e la seconda grande guerra. Il regime fascista in particolare, cercò di portare l’Italia sempre più verso un’indipendenza economica e sociale dagli altri Stati e così, anche la stampa di moda si fece sempre più italiana. Una delle riviste più popolari in questi termini fu “Lidel (Letture, Illustrazioni, Disegni, Eleganze, Lavoro),” fondata nel 1919 da Lydia De Liguoro: ideata per un pubblico aristocratico, il fulcro di questa rivista era la moda italiana, alla quale cercava di dare risalto e indipendenza rispetto a quella francese. Nel 1927 nasce invece “Sovrana”, quella che oggi conosciamo come “Grazia”, dove l’argomento principale, ossia la moda, veniva e viene ancora oggi contornato da attualità, viaggi, hobby. Nel 1920 a Milano venne pubblicato “Novella”, che dal 1966 venne rinominato con il titolo di “Novella 2000”, mentre nel 1940 usciva il mensile “Fili di Moda”, con alcuni esempi più “pratici” inerenti alla moda.
Nel 1964 nacque “Vogue Italia”, in seguito all’acquisto della rivista “Novità”, la quale trattava di moda, arredamento e stile. Il nome Vogue Italia venne assunto nel 1966 sotto lo storico direttore Franco Sartori, il quale ne rivoluzionò completamente l’impostazione: dalla tipologia di carta ai contenuti, alle fotografie. Anche se dovremo attendere gli anni ’70 per avere un vero e proprio boom della rivista, anche grazie all’intervento dell’iconica direttrice Franca Sozzani, che rivoluzionò non solo il magazine ma l’immagine della moda italiana in tutto il mondo. Fece la storia, ad esempio, l’edizione speciale di “Vogue Italia” intitolata “Black Issue” (2008): la Sozzani pubblicò un mensile con interviste, fotografie e servizi con sole modelle black, per cercare di sensibilizzare il pubblico al tema, attualissimo tutt’oggi oggi, della rappresentazione di più ideali di bellezza.
Anche “Harper’s Baazar” contribuì a fare la storia del giornalismo di moda in Italia: fin dai suoi albori, si è distinto nell’individuare il nuovo, il diverso, quella persona o fenomeno che avrebbe fatto la storia, e viene ricordato ancora oggi per le magnifiche illustrazioni dell’illustratore russo Ertè, tramutate dagli anni ’50 in fotografie tra cui quelle di Helmut Newton e Richard Avedon.
Nel 1962 nasce infine il settimanale “Amica”, ideato da alcuni giornalisti de “Il Corriere della Sera”: il nome del giornale fu proposto dall’inviato Dino Buzzati e la prima copertina venne dedicata a Sophia Loren; si tratta di un giornale che si è fatto strada parlando di femminismo ed emancipazione.
Gli anni 2000
Dagli anni 2000, le riviste e i periodici iniziano ad utilizzare la forma degli abbonamenti digitali. Ecco dunque che fanno la loro comparsa magazine online, blog e siti, ampliando il numero di lettori e quindi di progetti e articoli, dando vita ad un nuovo modo di fare giornalismo, immediato e per tutti. Ma come mai i magazine online stanno riscuotendo cosi tanto successo rispetto a quelli cartacei? Possiamo iniziare dicendo che il contenuto di un giornale online è continuamente aggiornato e il lettore può interagire con il giornale stesso in modi nuovi e sempre interattivi, oltre ad essere molte volte considerato più pratico. Oggi infatti non c’è giornale cartaceo, sia di moda che non, che non abbia la sua controparte digitale: la comodità di poter leggere sul proprio smartphone, tablet o computer è innegabile.
A differenza di quello che si possa pensare, i social e i contenuti online si dimostrano ogni giorno sempre più validi e creativi: i nuovi contenuti, risultano infatti freschi ed accattivanti per il lettore. In un paese come l’Italia, legato alle tradizioni, la recente pandemia ad esempio ha costretto anche i più tenaci sostenitori del cartaceo a prendere in considerazione una versione online.
Ma già nel 2010, ad esempio, Franca Sozzani creò il sito internet Vogue.it, mentre nel 2019, Vogue Italia decide di ampliare il suo pubblico online grazie a Vogue Podcast. Anche “Harper’s Baazar” nel 2020 debutta in Italia con una prima edizione online e un nuovo progetto voluto dal direttore Alan Prada: parliamo di “Bazaar TV”, un contenitore di video sulla moda e le personalità di rilievo italiane. Creare online non è semplice, così come non lo è districarsi in una giungla di informazioni, tuttavia siamo convinti che la qualità paghi sempre, cosi come l’impegno nello scrivere e creare contenuti validi, sia su carta che online.
Blog, siti, magazine online, social e podcast… L’informazione di moda continua, così come ha sempre fatto, ad evolversi con la società, e ci chiediamo quale sarà il prossimo passo delle sempre nuove, e sorprendenti, forme di comunicazione.