Il Regista messicano Alfonso Cuarón torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dopo 5 anni, per presentare il suo progetto più personale di sempre, “Roma”. Con “Gravity” ci ha portati nello spazio, con “Roma” ci riporta sulla Terra per affrontare una delle esperienze più intense, intime e umane.
Siamo stati alla premiere internazione di “Roma” alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Ecco la nostra recensione:
Titolo
“Roma”
Dietro e Davanti alla Cinepresa
Dopo 5 anni il regista messicano Alfonso Cuarón torna al Festival di Venezia con il suo progetto più personale di sempre, “Roma.”
Sullo schermo vediamo le performance di due grandi attrici, Yalitza Aparicio nei panni di Cleo e Marina de Tavira in quelli di Sofia.
Chi Scrive
Ancora una volta troviamo Cuarón nei panni di regista, sceneggiatore, produttore e direttore della fotografia. Quest’ultimo ruolo sarebbe dovuto essere del suo amico di vecchia data e collaboratore Emmanuel Lubezki (Vincitore di 3 premi d’Oscar per “Gravity”,”Birdman” e “Revenant”), ma siccome non poteva portare avanti l’incarico il regista ha deciso di sostituirlo, supportato e aiutato da diversi professionisti.
Cosa Dovete Sapere (NO SPOILER)
Con questo film, il regista ha voluto mostrare i cambiamenti culturali, politici e sociali che si succedono in un anno (siamo nei primi anni del 1970) in uno dei quartieri di Città del Messico conosciuto come Roma, dove vive una famiglia della borghesia Messicana.
Per il regista premio Oscar questo luogo rappresenta qualcosa di più, perché gli ricorda fatti ed eventi capitati 50 anni prima nella sua vita: il risultato è un’ode alle due forti donne che lo hanno cresciuto, Cleo, la giovane governate che ha badato ai 4 bambini della famiglia, e Sofia, la madre che deve ricoprire anche il ruolo di padre, assente dalla realtà famigliare. Le donne affrontano con coraggio i cambiamenti delle loro vite e Cuarón con questo film onora il matriarcato che ha forgiato la sua esistenza. Sullo sfondo, una società classista e un momento politico caratterizzato dalle proteste studentesche e dalle repressioni militari.
Cosa Vi Serve
Sinceramente? Nulla. Come detto in precedenza si tratta di un’esperienza, ancor più sentita se si pensa che è ispirata alle memorie di Cuarón: in questo modo chiunque può rispecchiarsi in molti aspetti del film.
Cosa Dicono
Durante la conferenza tenutasi alla Mostra del Cinema di Venezia, Cuarón ha dichiarato riguardo alle due donne protagoniste del film e della sua vita: “Cleo é ispirata a Lio, la mia tata quando ero piccolo, che era parte integrante della famiglia. Questo film è nato dalle memorie di quel tempo, ma durante la produzione e attraverso il ruolo di Clio ho riscoperto Lio come una donna caratterizzata dalle proprie esperienze e dalle proprie difficoltà. Per me era una seconda madre, e questo mi bastava. Ho scoperto presto che le donne in casa mia ci tenevano uniti e facevano funzionare tutto.”
Ha poi rivelato che alla base delle sue scelte stilistiche ci sono stati 3 elementi: Cleo, le sue memorie e il fatto che il film sarebbe stato in bianco e nero, ma non in senso nostalgico, bensì un bianco e nero digitale e moderno, “Un format digitale attraverso il quale parlare del passato”.
Un’Ultima Cosa…
Cuarón non ha mostrato la sceneggiatura a nessuno, gli attori l’hanno scoperta pezzo per pezzo, come fosse un semplice “processo”. Questo rende il lavoro di Yalitza Aparicio (Cleo) e Nancy Garcia (Adele) ancor più degno di nota, considerando poi che è stata la loro prima prova come attrici. Riguardo al loro ruolo, le attrici hanno affermato che nonostante il film sia ambientato negli anni ’70, sono riuscite a immedesimarsi nel contesto in quanto si tratta di situazioni che sono note anche alle donne di oggi, loro incluse.
Voto su 5 Leoni (Venice Edition)