Personale, femminile ed intimo: questi i 3 aggettivi che la giovane promessa della fotografia Rosaline Shahnavaz ci ha rivelato per descrive il suo personale stile artistico.
Iraniana d’origine ma inglese d’adozione, Rosaline si sta affermando nel mondo della fotografia realizzando, attraverso un approccio naturale e spontaneo, scatti carichi di purezza, leggerezza ed intimità. Dopo aver studiato presso la prestigiosa Central Saint Martin di Londra ed essersi laureata al London College of Communication, è stata scelta per diversi progetti editoriali da riviste come i-D, Esquire, Dazed-Digital, Love, The British Journal of Photography, Vogue.com e famosi brand come Adidas, American Apparel, Asos, Top-shop, Urban Outfitters e Coca-cola.
Nei suoi progetti Rosaline Shahnavaz cattura soggetti prevalentemente femminili nella loro unicità, esplorando attraverso la loro identità anche sé stessa. Sono i momenti di passaggio (“in between moments”), quelli che di solito passano inosservati, che Rosaline pone al centro del suo lavoro, auto-definendosi una “fly on the wall” (mosca sul muro):
“É una questione di fiducia ed intimità. É grazie alla relazione che riesco a creare con i miei soggetti che riesco a scattare immagini dal sapore puro, semplice ed intimo” (British Journal of Photography).
Ma da dove nasce questo suo stile? Affascinata sin da piccola della camera oscura, Rosaline ha potuto evolvere ed esprimere al meglio il suo linguaggio fotografico grazie al suo progetto di tesi presso il London Collage of Communication. Qui ha realizzato dei personalissimi scatti immortalando la cugina durante la visita ai genitori in Iran. Catturandola semplicemente nel suo modo di essere, Rosaline ha messo da parte le differenze culturali ritraendo, senza filtri, la personalità di una giovane ragazza attraverso un racconto unico, singolare e ricco di significato.
“Ovunque andassi”, continua Rosaline Shahnavaz, “portavo sempre con me la telecamera e osservavo documentando quello che accadeva intorno a me. Ho sempre amato fotografare i miei amici, il mio ragazzo ed immortalare l’intimità delle mie relazioni. Questo ha fatto nascere in me un forte interesse riguardo lo sviluppo del tema del soggetto. Nei miei scatti tutto è un po’ selvaggio e senza un’intenzione precisa, perché non c’è nulla di prestabilito. Clicco semplicemente il pulsante della macchina e immortalo quello che vedo”.
Per perseguire questo suo “organic photographic approach” sostiene di passare molto tempo con i suoi modelli senza imporre loro delle direttive, se non in rarissimamente occasioni. Questi interpretano sé stessi attraverso il loro personale modo di muoversi e comunicare. L’esperienza condivisa viene così immortalata in un’atmosfera di pace e fiducia attraverso una storia per immagini che, come in un racconto cinematografico, ci narra l’unicità del carattere del protagonista e la relazione che si crea fra modello e fotografo. La telecamera assume quindi un ruolo secondario per dare maggiore rilievo alla condivisione dell’esperienza e alla sua documentazione nel corso del tempo:
“Per me è molto importante la connessione che riesco a creare e il modo in cui la comunico. Non penso di essere invasiva ed è forse per questo che nei miei lavori c’è sempre qualcosa di molto intimo e personale”, ci racconta la giovane fotografa.
Catturando “i momenti di mezzo”, Rosaline non si focalizza tanto sulla ricerca della perfezione quanto piuttosto sulla peculiarità di certi comportamenti davanti alla macchina fotografica. Ed è attraverso questa sensibilità che riesce ad esprimere il fascino e il carattere dei suoi personaggi.
Questo lo cogliamo benissimo nel suo ultimo libro, intitolato “Fern” e lanciato il luglio scorso dalla TCO media company di Londra. Attraverso una “dynamic imagery storyline”, il libro racconta un anno della vita di Fern, una giovane modella inglese, attraverso lo sguardo quasi fraterno di Rosaline. Non si tratta di una semplice documentazione di una serie di episodi della vita di una giovane inglese ma di una questione più profonda che riguarda la condivisione di tempo ed emozioni ma anche di una forte amicizia che esplora, allo stesso tempo, il legame fra soggetto e fotografo. “É stato amore a prima vista” dichiara Rosaline, “io e Fern abbiamo sviluppato fin da subito una tale intesa che non ho più potuto fare a meno di contattarla per qualsiasi mio lavoro. Le ho riferito i miei progetti e un anno dopo è nato il libro”.
Tuttavia, non è un semplice libro di fotografia, il suo formato – ci spiega Rosaline – ci fa sembrare fisicamente più vicini alle immagini individuali e la sua sequenza racconta una storia mentre la natura tattile fa sentire la sua intimità.
E di questa intimità ci sentiamo partecipi tanto che quando arriviamo all’ultima pagina ci sentiamo “amici” di Fern e partecipi di quei momenti.
Possiamo dire che Rosaline Shahnavaz sia riuscita nell’intento di manifestare l’intangibile essenza di un’amicizia e lo spirito giovanile dell’essere donna in una rappresentazione puramente visuale. Il suo libro non mostra una semplice modella che posa di fronte ad una telecamera ma una ragazza a cui piace pattinare sui rollerblade, che inciampa più volte, che è sbadata, vivace, spontanea, genuina e che considera la sua fotografa una sua complice amica.
La sua foto preferita del libro? “Adoro l’espressione di Fern e il suo smalto rovinato”.
Pictures Credits: Rosaline Shahnavaz