Che cos’è una sfilata? Cosa rappresenta? È un semplice evento mediatico o qualcosa di più?
La moda è arte e, come tale, può essere impiegata e “piegata” alle regole di mercato o sconvolgerle; sia chiaro che non c’è nulla di male nel fare arte e guadagnare, anzi, ma molte volte una sfilata può andare “oltre” e sfiorare, se non proprio toccare, i nostri sentimenti più profondi. In questo articolo ve ne presentiamo alcune che, per contesto storico e tematiche trattate, sono state decisamente rivoluzionarie e innovative.
Sfilate Rivoluzionarie
Vivienne Westwood – Café Society (1994)
Era il 1994 ma la visionaria Vivienne Westwood si era già proiettata negli anni ’20 del 2000; sì perché è solo di “recente” che la sessualità femminile viene mostrata con orgoglio e senza timore. Siamo alll’Hotel InterContinental di Parigi a metà anni ’90 dunque, quando la Westwood mise in scena una vera e propria opera, con la sua collezione Primavera/Estate. In una location ottocentesca, con i suoi abiti interpretò varie epoche storiche, modernizzandole e, soprattutto, mettendo al centro il corpo femminile e la sua sessualità.
Le modelle sfilano e si fanno ammirare nella loro bellezza composta ma sensuale, con quella leggera malizia, quell’osare che, purtroppo, ancora oggi molte volte viene ritenuto eccessivo e volgare; ma di volgare questa sfilata non ha nulla, anzi. Spogliandosi dei pesanti abiti e mostrandone altri celati di sotto, la Westwood esalta la donna che li indossa senza paura, a discapito di restrizioni e costrizioni che gli stessi “abiti-ingombri” rappresentavano.
Sfilate Rivoluzionarie
Alexander McQueen – Voss (2001)
Il titolo della collezione Primavera/Estate 2001 di Alexander McQueen è “Voss”, lo stesso nome di una città norvegese rinomata per il suo contatto con la natura circostante. Partendo proprio da questo tema, il designer decise di racconta una storia molto diversa, o meglio, una realtà molto diversa e tenuta nascosta ancora oggi, nonostante dei grandi passi avanti: la salute mentale. Chi sono i cosiddetti pazzi? E se fossimo noi stessi ad esserlo?
La sfilata si aprì dopo un’ora di attesa, con il pubblico raccolto in una ambientazione decisamente inquietante: una sorta di ospedale psichiatrico, con una scatola di vetro al centro. Gli ospiti potevano solo vedere la propria immagine nei numerosi specchi presenti e sentire un suono di sottofondo: il battito di un cuore. Le modelle poi sfilano dimenandosi, specchiandosi a loro volta, in un mood quasi onirico. Alla fine della sfilata, la scatola di vetro si rompe, rivelando la scrittrice Michelle Olley, nuda con un respiratore.
Sfilate Rivoluzionarie
Alberta Ferretti – Fall/Winter (2017)
“Sono molto orgogliosa che Halima sia una delle protagoniste della mia sfilata. Per me rappresenta una delle tante personalità femminili del nostro presente, dove vorrei che ci fosse sempre più spazio per la convivenza delle diversità.” Con queste parole, Alberta Ferretti attraverso la modella somalo-americana, Halima Aden, nella sfilata Autunno/Inverno 2017, portò in passerella, per la prima volta a Milano, l’hijab.
In una location molto pulita, che rimanda alla città di Venezia, la designer vuole raccontare una realtà diversa, per nulla lontana da noi ma che, purtroppo, rimane ancora poco esplorata e molto incompresa al contrario in Occidente, ricordandoci quanto il dialogo, la riflessione e l’inclusione siano capisaldi fondamentali della nostra società.
Sfilate Rivoluzionarie
Balenciaga – Fall/Winter 2020
La sfilata di Demna Gvasalia ha lasciato senza dubbio senza parole tutti i presenti. La passerella infatti era completamente allagata, mentre sul soffitto c’era uno schermo dove scorrevano video di incendi, stormi di uccelli che fuggono e nuvole. Balenciaga da alcuni anni a questa parte si sta concentrando sull’aspetto green e della moda ecosostenibile, dimostrando come i danni che stiamo causando non siano più solo una minaccia ma una vero e proprio orrore in atto, presente e, soprattutto, reale.
Giocando con i volumi e le proporzioni degli abiti, Gvasalia fa sfilare le modelle con aria quasi minacciosa, protette da una corazza che in questa allegoria è l’abito stesso: un rifugio per difendersi. Una sfilata che assomiglia di più ad una apocalisse per risvegliare la coscienza sopita dentro ciascuno di noi.
Sfilate Rivoluzionarie
Giorgio Armani – Fall/Winter 2022
È stata questa sfilata (purtroppo) l’incipit per scrivere questo articolo; tutti questi fashion show sono stati e sono tutt’oggi, dei grandi segni e messaggi che la moda lancia, ma l’ultima sfilata di Giorgio Armani è forse quella più impattante per il momento storico in cui ci troviamo adesso.
Lo stilista ha quindi deciso di far sfilare le sue modelle nel silenzio dell’Armani Teatro, concludendo così la Milano Fashion Week: l’unico suono era quello dei tacchi sul pavimento. Gli abiti sono stati sfoggiati con l’eleganza classica di Armani e la sua compostezza, da non confondersi con rigidità. Il silenzio molte volte fa paura, perché non siamo più abituati a “sentirlo”, in un mondo alla continua ricerca della nostra attenzione, di solito vince chi urla più forte. Questa volta però ha vinto lui, il silenzio: angosciante, crudo ma soprattutto vero.