“Se la Strada Potesse Parlare” è la storia dell’amore tra due giovani, dalla narrativa toccante e che si fa portatrice di un messaggio importante: credere sempre nella giustizia e nei sentimenti.
Abbiamo visto (e ci siamo fatti commuovere) da “Se la Strada Potesse Parlare” al London Film Festival, e abbiamo parlato con il cast: ecco cosa ci hanno detto.
Dietro e Davanti la Cinepresa
Dopo il premio Oscar ottenuto con “Moonlight“, Barry Jenkins è tornato con una storia di amore giovanile, di resistenza e di fiducia nella grande potenza dei sentimenti, nella famiglia e nella nostra forza interiore.
La colonna sonora accompagna magistralmente una storia che vuole essere allo stesso tempo familiare e commuovente, trasmettendo tutte le emozioni non solo dei due protagonisti, ma anche della famiglia di Tish, e riesce ad amplificare l’avvolgente senso di protezione e fiducia che permea la narrazione.
Basato sull’acclamato romanzo di James Baldwin, KiKi Layne (un nome nuovo nel settore, essendo questa una prima esperienza sullo schermo per KiKi) è Tish Rivers, mentre Stephan James interpreta Alonzo “Fonny” Hunt. Quando Fonny viene incarcerato ingiustamente per un reato che non ha commesso, Tish scopre di essere incinta. La sua famiglia ed i suoi genitori (Colman Domingo nel ruolo padre Joseph, mentre una fantastica Regina King è la madre di Tish, Sharon) sostengono la giovane, sostenendo le sue scelte con affetto e, in qualche modo, dandole la forza necessaria per continuare a combattere per ciò che è giusto e accrescere continuamente la sua fede nell’amore.
Cosa Ci Hanno Detto
Colman Domingo
“Tutti noi abbiamo fatto delle ricerche, tutti abbiamo letto il libro originale, e anche molti testi di altri romanzi e saggi attraverso delle scans che ci sono state date. Abbiamo percepito la portata del compito che ci era affidato e ci siamo dati da fare. Non c’è mai stata una discussione vera e propria o non ci siamo mai fatti domande, per noi è stato assolutamente naturale aiutare questa ragazza e tenerle la mano, abbiamo davvero iniziato in modo spontaneo. Quindi, quando la camera girava, era tutto molto naturale e sapevamo istintivamente come fare per ottenere intensità e amore. E, con la consapevolezza che era il primo film di Kiki, penso di essere stato immediatamente molto protettivo nei suoi confronti in quanto nuova attrice che entra nel settore, e volevo assicurarmi di tenderle sempre una mano. Forse si nota anche quello, sullo schermo.
Sai, metti sempre un po’ di te stesso in ogni ruolo e, anche se io non ho figli, penso di essere un ottimo zio. Ho un sacco di fantastiche nipoti e mi considerano come un secondo papà, quindi questa è stata la mia opportunità di immedesimarmi come padre“.
Abbiamo chiesto a Colman cosa spera che il pubblico possa percepire dalla visione del film, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo. Ci ha detto: “Penso che ci sia qualcosa in particolare che mi ha colpito: è il modo in cui Barry [Jenkins] e James Laxton, il nostro direttore alla fotografia, spostano la cinepresa in maniera quasi ostentata su questo volto di un uomo afro-americano. Penso che sia quasi un atto rivoluzionario, a volte i close-up sono davvero quasi troppo lunghi. E, intenzionalmente o meno, credo che stia sfidando lo spettatore a distogliere lo sguardo dall’umanità di qualcuno. Perché quando guardi qualcuno così vicino e la fotocamera si avvicina in modo quasi intrusivo al naso, agli occhi e alle labbra del bellissimo volto africano di Stephan James, allora non puoi negare il suo essere umano. Fondamentalmente, Barry sta distruggendo tutti i preconcetti riguardo quello che lo spettatore pensa sia un uomo afro-americano: tutte queste concezioni sbagliate, tutte queste idee basate sulla paura.
Questo è quello che provo, nel vedere così tanto amore e gentilezza, e tutto questo si percepisce nel personaggio di Fonny. Il modo in cui si percepisce il suo amore mi fa mancare un battito. Per la prima volta, da quel che ricordo, vedo al cinema il ritratto di un uomo africano che è sensibile, delicato e che chiede il permesso. E guardando questi fratelli, questi uomini che si sostengono a vicenda, c’è così tanto amore…
Il momento in cui Tish dice di essere incinta è accolta con calore, e questo quasi stupisce la gente. Pensano che andrà in altro modo, un modo negativo, perché pensano di aver già visto la stessa storia altre volte, e in quel preciso momento ti aspetti che ci saranno dei problemi, ma Tish è accolta con amore. Queste sono le fondamenta che sono state costruite per Tish, per spiccare il volo e cercare di essere un grande sostegno per il suo ragazzo in carcere, e sono solide perché lei era motivata da tanto amore, sia da parte di suo padre che di sua madre, che sono anche Afro-americani.
Questa è semplicemente una storia di gente comune che fa cose straordinarie, e tra le altre cose capita che queste persone siano di colore.”
Nicholas Britell
Dopo aver già collaborato con Jenkins per “Moonlight”, Britell torna a creare una fantastica colonna sonora per questo film: nonostante le tematiche diverse affrontate dai due progetti, la chimica nella loro collaborazione rimane invariata. Nicholas ci ha detto: “È fantastico lavorare con Barry, sono così felice di avere l’opportunità di lavorare ancora con lui. Ciò che è meraviglioso è che siamo stati in grado di continuare il processo che avevamo iniziato con ‘Moonlight’, anche se i due film sono molto diversi. Penso che il processo sia molto simile nel senso che seguiamo molto il nostro istinto.
Non avevamo idee o preconcetti su quale potesse essere la musica del film e, in realtà, Barry mi ha detto che voleva sentire degli strumenti a fiato, come trombe ed ottoni, e pensava che potesse essere quello il suono del film. Così ho iniziato a scrivere musica per trombe, tromboni, questo tipo di suono.
Ed è stato interessante perché, una volta che stavo iniziando a ottenere i tagli per il film, secondo Barry mancava qualcosa. Quel genere di strumenti non erano abbastanza, e ci siamo resi conto che mancavano gli archi: e così ho iniziato a scrivere musica per violoncelli e bassi, e quel suono ha preso il significato dell’amore all’interno del film.”
Ha aggiunto: “Perché, alla fine, è un film sull’amore: sicuramente ci sono amore e giustizia, ma ciò che affascina è che c’è così tanto affetto, e gli strumenti a corda rappresentano molto di quell’amore. Poi abbiamo trovato un modo per unire gli ottoni e gli archi, così alla fine del film gran parte della colonna sonora è composta dalla loro unione, creando una combinazione completamente nuova.
Ma tutto ciò avviene tramite un processo, non sappiamo in anticipo quello che succederà: ci viene in mente un’idea e solitamente suono qualcosa per Barry, lo mettiamo a confronto con le fotografie e ci lavoriamo insieme. O magari il film cambia, modifichiamo quello e la musica. Insomma, è un cambiamento costante. Ma penso che continuiamo a seguire questo processo, andando avanti finché non senti che hai raggiunto il risultato ottenuto, e penso che qualcosa in noi ci dica quando lo raggiungiamo. Quando qualcosa funziona penso che tu possa sentirlo, e noi non ci fermiamo fino a quel momento.”
Barry Jenkins
Premio Oscar per “Moonlight”, Barry ci ha svelato qualcosa anche riguardo le difficoltà e le sfide presentate dal film: “Penso che nel romanzo di James Baldwin tutto sia espresso con grande eloquenza, è un ottimo materiale di partenza. Per me, a livello tecnico, lavorare con otto attori seduti in una stanza è stato difficile dal momento che ho sempre lavorato con solo due persone, discutendo con loro dall’altra parte di un tavolo. Quindi è stato molto complesso, in questo senso, mantenere la sensazione di essere in un set ristretto anche con tutti questi attori, tutti così ricchi di talento e tutti con cose importanti da dire. Poi c’è il problema delle tematiche di cui parla il film, che affronta questioni rilevanti, e anche quella è stata una sfida.”
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AMORE
&
GIUSTIZIA
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Un’ultima Cosa
Non aspettatevi un film su un amore quasi teatrale, l’amore dei grandissimi gesti, o un’epica lotta contro il razzismo.
Attraverso le piccole cose, grazie ad un ragazzo e una ragazza che si innamorano sullo sfondo di Harlem, Barry riesce a far percepire i sentimenti che possiamo vivere noi stessi, e tocca le corde più intime e familiari di ciascuno con gli strumenti della semplicità e dell’affetto familiare – un vero atto rivoluzionario, in un certo senso, ed esplosivo.
L’amore romantico è senza dubbio il filo conduttore, ma è anche una fiamma che scalda il cuore per tutto il film, risvegliando la nostra umanità e, speriamo, facendosi ambasciatore di giustizia, compassione e sentimento.