Al Sundance Film Festival di Londra, abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima “The Farewell”, la già amatissima commedia dai toni schietti e dalle sfumature sentimentali di Lulu Wang, che vede come protagonista Billi (la cantante statunitente Awkwafina, già vista in “Crazy Rich Asians”), una ragazza figlia di immigrati cinesi che si ritrova divisa tra le due culture.
Il film uscirà nelle sale internazionali il 12 luglio, mentre per l’Italia non c’è ancora una data certa.
Titolo: “The Farewell”
Dietro e davanti la cinepresa:
Questa commedia drammatica diretta da Lulu Wang vede come protagonista, Billi (interpretata da Awkwafina), una giovane di origini cino-americane che torna in Cina durante una riunione di famiglia.
Awkwafina interpreta una ragazza che lotta per far collidere la propria integrità morale, retaggio del paese che l’ha cresciuta, con il mondo delle tradizioni cinesi dal quale invece proviene la sua famiglia: l’attrice ritrae con commuovente veridicità le problematiche e i difficili compromessi con cui si scontrano i giovani, così come la difficoltà di far collidere due parti ugualmente importanti della propria cultura. La lotta interiore di Billi non si limita a dover far collimare due diversi modi di vivere, ma evidenzia anche le differenze tra le generazioni moderne in un mondo globalizzato e più vasto che mai ma che, a volte, si scontra con il modo di essere delle generazioni più anziane, la cui mentalità e approccio possono sembrare duri, a volte persino ingiusti, ai membri più giovani della famiglia.
Altri personaggi rilevanti sono interpretati da Tzi Ma e Diana Lin, rispettivamente padre e madre di Billi, e da una brillante Zhao Shuzhen nei panni della nonna, Nai Nai. “The Farewell” è stato già definito come uno dei migliori film dell’anno e l’interpretazione di Awkwafina è stata ampiamente elogiata, così come la performance dell’intero cast, in un ensemble di dinamiche familiari, dovere e pietà filiale.
Dietro la cinepresa troviamo Lulu Wang, che ha basato il film “su una vera bugia” che è, in realtà, la sua esperienza di vita: Billi è basata sulla storia della regista stessa, che si è trovata in una situazione simile quando a sua nonna fu diagnosticato un cancro mentre Lulu era a Miami, dove si era trasferita con i genitori quando era bambina. Il film è anche girato principalmente tra New York e Changchun, città natale di Wang. Sia Anna Franquesa Solano, responsabile della fotografia, che tutto il team di produzione hanno incontrato la famiglia di Wang, vero motore della storia, durante la fase di pre-produzione del film. Inoltre sono stati presi come riferimento altri film basati sul legame familiare, come ad esempio l’opera del 2008 di Hirokazu Kore-eda “Still Walking“.
Chi Scrive:
Incaricata dello script ritroviamo ancora una volta Lulu Wang, che riesce a trasmettere la sua personale esperienza in modo commuovente, trasferendola in dialoghi che vanno dritti al cuore. Nonostante l’apparente leggerezza, condivisa da tutti i membri della famiglia che stanno cercando di sollevare Nai Nai dal peso della sua malattia (con una menzogna che in realtà è un’omissione, ma permane in ogni silenzio, in ogni sorriso, in ogni dialogo) la sceneggiatura è profondamente avvincente e riesce a intrattenere (pur essendo delicata e non necessariamente comica) e a commuovere, undendo sorrisi e lacrime mentre invita a riflettere su come le differenze culturali si possano scontrare, sia all’interno della comunità che in una singola persona.
Cosa c’è da sapere (NO SPOILER):
In Oriente, la vita di un singolo individuo esiste come parte di un tutto. È dovere della famiglia alleviare i componenti più anziani del peso emotivo che la malattia, dicendo una “bugia a fin di bene” che è vista come la volontà di essere un buon figlio, figlia o nipote. Questa è la responsabilità con cui si scontra Billi, una ragazza di origini cino-americane cresciuta a New York, quando alla sua Nai Nai viene diagnosticata una malattia terminale. Questo apre l’enorme, apparentemente incolmabile baratro tra il suo modo di pensare americano, dove tale bugia non sarebbe tollerata, e le radici e le tradizioni asiatiche della sua famiglia, in una Cina che Billi conosce a malapena e comprende con difficoltà.
Nel frattempo, la famiglia organizza un matrimonio così da avere occasione di ritrovarsi prima dell’inevitabile.
“The Farewell” mostra una famiglia che, a dispetto delle differenze geografiche e morali, rimane un luogo sicuro in cui rifugiarsi, in cui i membri si proteggono a vicenda. Questa rappresentazione, focalizzata sul rapporto nonna-nipote, si unisce al quadro dettagliato, ma mai prolisso e lontano dai soliti clichè, della Cina e delle sue tradizioni.
“The Farewell”non è solo un bel film, ma è anche lo studio del personaggio di una donna forte, una matriarca che si rivela sempre supportiva nei confronti dei successi dei figli, non importa quanto lontani li portino.
Cosa dicono:
“Volevamo creare un senso di falsità nella disposizione delle scene, per enfatizzare l’idea che questi personaggi stessero solo interpretando un ruolo dato loro. I personaggi sono spesso inquadrati in composizioni deliberatamente innaturali e statiche, così sembra che siano intrappolati”, ha dichiarato Anna Franquesa Solano riguardo le scelte artistiche, portate avanti per trasmettere il senso di innaturalità nel comportamento del cast.
“Questo però è un film basato sulla storia della famiglia di Lulu, dunque ci siamo ritrovati spesso seduti attorno alla tavola di sua nonna, circondati da parenti. Trascorrere del tempo con le persone su cui si basavano i personaggi e che avevano ispirato le situazioni del film, proprio nell’appartamento reale in cui hanno vissuto per decenni, mi ha dato molto da cui attingere, mi sentivo ispirata”.
La regista, Lulu Wang, ha rivelato ai microfoni di Variety: “Troviamo una nonna cinese che è cresciuta con l’esercito comunista e uno zio che si è trasferito dalla Cina al Giappone – rimane all’interno della cultura asiatica, ma con una certa differenza. In ‘The Farewell’, volevo davvero esplorare le sfumature di quelle lacune che si aprono fra i diversi membri della famiglia, ma che sono riuniti grazie all’amore per la nonna.”
Di Cosa Avrete Bisogno:
Onestamente, non c’è bisogno di molto per godersi appieno questo film, che siamo sicuri vi conquisterà, con o senza presentazioni. Di certo avrete bisogno di un telefono per chiamare i vostri cari, dato che i temi che giocano sui legami familiari vi faranno venire voglia di sentire famiglia e amici, ricordando loro quanto siamo grati per la loro presenza.
Nel caso non foste amanti dei sottotitoli consigliamo di armarvi di pazienza, dal momento che il Mandarino (a rappresentazione delle barriere linguistiche) è una parte importante di questo film e funge da plot point per enfatizzare le differenze tra un la giovane protagonista, cresciuta all’estero, e il ritmo e la cultura del suo paese d’origine, la cui cultura le scorre nel sangue ma che non è necessariamente in sintonia con i suoi valori.
“Volevo davvero esplorare le sfumature di quelle lacune che si aprono fra i diversi membri della famiglia, ma che sono riuniti grazie all’amore per la nonna.”
Un’ultima Cosa…
“Sentirsi combattuti tra due mondi è nella natura di chiunque sia immigrato, o abbia vissuto a cavallo fra due culture”, ha ribadito Wang, e sono parole quantomai vere.
Il dialogo tra differenti modi di pensare in “The Farewell” è profondo, (oltre che più attuale che mai) ma è anche un viaggio che sa parlare nel linguaggio universale delle emozioni. La performance di Awkwafina fa emergere la parte “che fa paura”delle differenze culturali, quella che ci confonde e ci lascia con il timore di non essere accettati proprio a causa della diversità, e tuttavia incapaci di seguire una moralità che non ci appartiene. Nonostante ciò, però, non è mai un’interpretazione pesante o melodrammatica: è realistica, e parla al cuore di chi guarda. Accogliere la narrazione con una mente aperta aiuterà il messaggio, già ampiamente esaltato dalla bellissima fotografia e dalla colonna sonora composta da Alex Weston.